Una manciata di ore e sarà il momento: domani alle ore 11.30 sarà inaugurato il “Museo della Città” di Terracina, all'interno del Palazzo della Bonificazione pontina. Si chiude così quella che lo stesso Comune con una nota stampa definisce "un’epopea", iniziata nel 1964 con il primo degli innumerevoli step di lavori finalizzati alla ristrutturazione.
Nel 1986 l'ente municipale acquistò l'immobile per 900 milioni di lire (un prezzo irrisorio, se paragonato alla valuta in euro di oggi). Poi i progetti finanziati dalla Regione, il lavoro della Soprintendenza del Lazio e del Ministero per i beni e le attività culturali.

Una restituzione, di fatto, ai cittadini. "Un Palazzo completamente recuperato - scrive il Comune - con spazi dedicati al Museo Archeologico e della Bonificazione Pontina, alla biblioteca comunale Adriano Olivetti e per l'archivio storico del Comune".  

Il programma prevede il saluto di del commissario straordinario Erminia Ocello, della soprintendente per i beni archeologici del Lazio e dell'Etruria meridionale Alfonsina Russo, dell'assessore regionale in sostituzione del presidente Zingaretti, Rita Visini e del Sottosegretario di Stato ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni.

All'interno del palazzo è stata allestita la mostra dedicata a Duilio Cambellotti dal titolo “Questo luogo incantato”. L'esposizione – scrive il curatore Vincenzo Scozzarella - si riallaccia all’importante mostra del 1997, 'Duilio Cambellotti e la Palude Pontina' tenuta presso le Favisse del Capitolium, sviluppando i temi cari all’artista quali la campagna romana, la palude, Terracina e le terellane, la redenzione dell’Agro e vuole condurre il visitatore in 'quella' realtà intimamente percepita e magicamente rappresentata. Offre una lettura sulla versatilità dell’artista che operò nel mondo della pittura, della scultura, della xilografia, e in quello delle arti decorative dove fu in grado di infondere nuova vita alla vetrata artistica, alla ceramica e all’illustrazione del libro. Come annotò Giuseppe Zucca nel 1921, Duilio fu 'uno dei primissimi in Italia, se non il primo, a scendere giù dalle eccelse, vertiginose, ghiacciatissime vette dell’arte cosiddetta pura, per discorrere un po’ alla buona con noi poveretti uomini affamati e assetati d’arte applicata'".

Cambellotti alla fine del 1910 prese in affitto l’ultimo piano della torre Frangipane a Terracina. Da lì lo sguardo corre dal Circeo ai Lepini e cattura immagini e visioni poi tradotte in dipinti, disegni, xilografie e sculture come il grande fregio in gesso (cm 133x363) dei Cavalli della Palude Pontina, concepito nel 1911, dove nonostante la ridotta altezza del rilievo, l’artista romano rende un’intensa idea del galoppo sfrenato con la molteplice progressione di piani e l’abile gioco di sovrapposizioni.  "La sua versione in bronzo 'data in custodia' dalla Presidenza della Giunta Regionale del Lazio è esposta dal 1985 nella loggia del Palazzo Comunale di Terracina. Nel 1920 Duilio progetta il Monumento ai Caduti della Grande Guerra (1920), opera dalla forte valenza architettonica, che si impone nello spazio attraverso un accentuato verticalismo. Alto circa sei metri, in peperino, marmo e bronzo, viene fatto erigere in Piazza Garibaldi, dinanzi alla chiesa del Ss. mo Salvatore”.

“L’apertura al pubblico del Palazzo che Papa Braschi (Pio VI), alla fine del 1700, volle destinare a sede della organizzazione tecnico-amministrativa preposta al disseccamento delle Paludi Pontine - ha dichiarato il Commissario Ocello - è il risultato del notevole impegno, in primo luogo culturale, che il Comune di Terracina ha profuso, a partire dal 1986, quando l’edificio fu acquisito al patrimonio comunale e, dopo, dichiarato bene culturale inalienabile. Abbiamo ritenuto che un evento di tale rilievo, non solo per Terracina, dovesse essere sottolineato con una manifestazione culturale che possa essere annoverata come contributo dell’amministrazione comunale al recupero della memoria e all’approfondimento della conoscenza dell’ambiente naturale e delle condizioni di vita nella Palude Pontina, oggetto della grandiosa opera di bonifica della fine del 1700 e della bonifica integrale degli anni venti e trenta dello scorso secolo. La mostra delle opere di Duilio Cambellotti che a detto territorio fanno prevalente riferimento vogliono essere un’occasione per stimolare a progettare e a costruire un futuro che, radicato in un passato la cui epopea vive ancora nel ricordo di quanti hanno operato nella bonifica degli anni venti e trenta dello scorso secolo, renda le persone più libere e consapevoli che il progresso si conquista e si sviluppa se ai condizionamenti della natura non si sostituiscono muri culturali e materiali. Il catalogo delle opere di Duilio Cambellotti esposte nello storico Palazzo della Bonificazione Pontina nella memorabile occasione di inizio di una fruizione pubblica dello stesso per finalità culturali, sia anche lo strumento per conoscere e approfondire il passato relativamente recente e per concorrere a costruire il futuro”.

Proprio oggi è arrivato anche il certificato di agibilità.