Chissà quanti automobilisti si sono visti recapitare una multa per colpa dell’autovelox mobile utilizzato dai vigili urbani di Monte San Biagio. Un “cecchino” elettronico che, da quando è stato messo in servizio, ha rilevato centinaia di infrazioni al codice della strada sull’Appia. Un dato su tutti: al suo debutto lo scorso marzo, in una mattinata rilevò qualcosa come 300 infrazioni per eccesso di velocità. Ora per le sanzioni che scaturiscono dalle indagini con l’autovelox mobile arriva una significativa pronuncia che potrebbe fare da apripista a una valanga di ricorsi. Il giudice di pace di Fondi, il dottor Giovanni Pesce, ha infatti accolto una prima istanza presentata da un automobilista monticellano il quale, dopo aver ricevuto un verbale da circa 150 euro con tanto di decurtazione dei punti dalla patente, si era rivolto allo studio legale dell’avvocato Massimo Basile per presentare opposizione.

Secondo il ricorrente, rappresentato dall’avvocato Stefano Cavaiola, il verbale non era stato confezionato nel modo più opportuno in quanto al momento dell’accertamento mancavano i requisiti necessari a rendere valido il rilevamento. Criticità erano state riscontrate, in particolare, per la carenza di segnaletica che avvertisse gli automobilisti della presenza delle pattuglie “appostate”. Nel caso specifico, il rilevamento dell’infrazione era stato eseguito all’altezza del bivio per Valle Marina. Un solo cartello non può bastare - si sostiene in sintesi nella pronuncia del giudice Pesce - anche perché ci sono numerose traverse che sbucano sull’Appia e si può imboccare la strada statale da diversi punti. Manca, si legge nella sentenza, «la prova adeguata sia dell’esistenza, dell’idoneità e della visibilità della segnaletica permanente sia della circostanza che il punto di rilevamento sia stato collocato ad almeno 400 metri dalla richiamata segnaletica permanente». In altre parole, si è configurata quella che, citando direttamente una sentenza di cassazione, viene definita «l’illegittima fattispecie della cosiddetta “multa a tradimento”». Il giudice di pace di Fondi ha quindi accolto l’istanza dell’automobilista e annullato il provvedimento, ritenendo insufficienti i motivi rappresentati dal Comune, costituitosi in giudizio. L’importanza della pronuncia non riguarda, ovviamente, solo il singolo caso quanto piuttosto l’orientamento che viene dato. Il giudice, riconoscendo una carenza nell’esecuzione degli accertamenti, fa da apripista ai molti altri ricorsi presentati. Solo lo studio Basile ne ha approntati diversi. 

«Fin da quando vennero predisposti i primi controlli - afferma l’avvocato Basile - rilevammo la scarsa opportunità di operare questo tipo di accertamenti che inevitabilmente avrebbero comportato una pioggia di sanzioni. Un modo per fare cassa, avevamo spiegato, anche perché difficilmente si aumenta la sicurezza stradale in questo modo. Purtroppo vennero rilevati anche profili di illegittimità che oggi vengono confermati dalla sentenza del giudice di pace».Â