La risoluzione dei contratti a tempo determinato per i componenti dello staff del sindaco era legittima e pertanto gli stessi non hanno diritto né a ottenere la conversione del rapporto né un risarcimento danni. Questo quanto stabilito a chiare lettere dal giudice del Tribunale di Latina (sezione Lavoro) Fedora Cavalcanti, chiamata a pronunciarsi sul ricorso promosso da un ex dipendente contro il Comune di Fondi, al quale era chiesto in subordine il pagamento di un risarcimento di ben 173mila euro. Ma alla fine l’ente, assistito dall’avvocato Fabio Tonelli, è riuscito – come in altri giudizi analoghi – a spuntarla.
La vicenda nasce dallo scioglimento del Consiglio Comunale di Fondi, datato 5 ottobre 2009. Tutti i contratti a tempo determinato per i dipendenti facenti parte dello staff del sindaco furono sciolti come previsto da legge. Secondo la ricorrente, però, i contratti in questione sarebbero stati illegittimi e vi sarebbe stata una «abusiva reiterazione» degli stessi. La tesi della ricorrente, insomma, è che avrebbe svolto la propria attività in maniera continuativa. Di qui la richiesta di conversione del contratto a tempo determinato, con pagamento delle mensilità dovute dal recesso alla riassunzione e di un risarcimento dei danni. Ma per il giudice del Tribunale di Latina il ricorso è infondato.
«Non appare ravvisabile – si legge nella sentenza – alcun abuso nella reiterazione degli incarichi a termine, atteso che essi rispondono alla primaria esigenza di assicurare la realizzazione del programma di governo in relazione alla durata del mandato dell’organo politico conferente». Ciò con «conseguente reiezione della domanda di accertamento della nullità dei termini apposti ai vari contratti stipulati tra le parti e della loro conversione in contratti a tempo indeterminato».
A spuntarla è stato dunque il Comune di Fondi, mentre la ricorrente si è vista chiamata a pagare nei confronti dell’ente locale anche le spese di lite.