Tantissime persone giocano, giocano con responsabilità, divertendosi con i prodotti preferiti come i casino online e passando qualche ora di serenità ed allegria. Famiglie intere possono godere di strutture che servono come aggregazione sociale e per "stare tutti in famiglia" per qualche ora, trovando magari un gioco comune che li possa far trovare allegria. Questo è ciò che pensa chi ama il mondo del gioco d'azzardo pubblico e quello che desidererebbe si possa concretizzare: ma, certo, in questo periodo questa immagine "da famiglia del Mulino Bianco che gioca" sembra alquanto utopistica.

La situazione attuale che sta vivendo lo stesso gioco riporta immediatamente alla realtà, nuda e cruda, e mette di fronte alla necessità di compiere gli ultimi tentativi per questo settore che potrebbe riservare cose più che gradevoli... e che invece non può. Si è costretti a confrontarsi con il territorio urbano delle varie Regioni dove, come già detto, esiste una situazione "espulsiva" nei confronti del gioco pubblico che non ha precedenti.

In Lombardia esistono 200 imprese di gestione-manutenzione Awp per conto dei concessionari con circa 2.800 addetti alle sole funzioni di raccolta e di mantutenzione degli apparecchi, 350 agenti di commercio, 700 impiegati aziendati; 20 imprese di costruzione-distribuzione di apparati elettronici e componentistica di apparecchi, con 100 progettisti addetti, 250 operai, 90 impiegati, 60 agenti di commercio. Esistono circa 13.879 esercizi tra dedicati, con 3.075 addetti, e generalisti, con circa 27 mila addetti

Queste strutture vivono e sostengono le proprie famiglie grazie all'offerta del gioco lecito ed è oltremodo facile intuire come il "fallimento" del suo sistema finirebbe con colpire un numero assai ampio di operatori e le rispettive famiglie. Senza contare la preoccupazione degli operatori quando pensano che l'effetto espulsivo, conseguenza dei Regolamenti Regionali in essere, non si limiterà solo alle nuove installazioni di apparecchi, ma si applicherà anche alle attività esistenti ed alle postazioni di gioco già allestite che tramite "previsioni normative" equiparano il nuovo congegno al "vecchio".

É veramente delicato il momento che il gioco sta vivendo in Emilia Romagna, dove una delibera attuativa della legge locale supera abbondantemente il testo normativo già assai "restrittivo e severo": invece di vietare solamente il "nuovo" ed interdire i "rinnovi" all'esistente, la Giunta dell'Emilia Romagna ha decretato l'espulsione entro 12 mesi di tutte le sale dedicate -leggesi Vlt e scommesse- dalle aree sensibili, la cui estensione è la risultante del distanziometro a 500 metri da tutti i luoghi di culto, scuole di qualsiasi tipo, centri giovanili ed altro ancora. Praticamente tutto il tessuto urbano.

Si può facilmente desumere ed interpretare come in Lombardia ed in Emilia Romagna possa "vivere" il mondo del gioco pubblico in siffatti territori: non bisognerebbe fare qualcosa, un tentativo ulteriore -e forse l'ultimo- per salvare il settore? Ammesso, ovviamente, che vi sia ancora qualcosa da salvare, posto che -inermi- si dovrà  assistere alla scomparsa di quei centri dedicati che dovrebbero costituire il volano attorno al quale concentrare la nuova rete terrestre prospettata dal Governo per "accordarsi" con gli Enti Locali.

Ci si rende così conto che il settore può fare affidamento solo su sé stesso e su come riuscirà a "presentarsi" ai territori in termini di impatto economico-sociale-lavorativo e non solo per i "quattrini fatti spendere" dai cittadini, dando anche una disponibilità seria per la soluzione alle varie criticità riscontrate sugli stessi territori.