Sarà richiesto dalla regione Lazio al Governo lo stato di calamità naturale per la crisi idrica che ha colpito le diverse province del Lazio negli ultimi mesi. Allo stesso tempo l'assessore regionale Fabio Refrigeri annuncia che "sarà ripensato il ruolo pubblico nel servizio idrico, alla luce dell'inconsistenza organizzativa dei gestori del servizio".

"La crisi che sta colpendo il Lazio nell'ambito dei servizi idropotabile ed irriguo per l'agricoltura ha raggiunto un livello di guardia tale da rendere necessaria, da parte di questa Amministrazione regionale, la richiesta di stato di calamità al Governo, stabilito ormai come certo il diffuso stato di emergenza dichiarato da Ato, gestori e Consorzi di bonifica -  dichiara in una nota l'assessore alle Infrastrutture, Politiche Abitative, Enti Locali della Regione Lazio, Fabio Refrigeri. - Certo, alla luce di quanto sta avvenendo, la Regione Lazio non può non esprimere al contempo anche due incontrovertibili deduzioni che scaturiscono dall'analisi dell'intero sistema idrico: l'inaccettabile inconsistenza organizzativa dei gestori del servizio che, al cospetto di difficoltà importanti ma non eccezionali, fanno in breve ricadere sui cittadini il peso di una prestazione insufficiente; conseguentemente, l'impellenza di ripensare un nuovo intervento pubblico sull'intero sistema idrico integrato. La richiesta di stato di calamità al Governo è giustificata dal permanere di situazioni di generale depauperamento dei livelli di risorsa idrica potabile disponibile, secondo la definizione di livello di severità idrica "media". In questo quadro, sono segnalate diverse situazioni gravi, come nei territori di Ato4, ovvero nella zona del sud Pontino e dei Monti Lepini. Qui si registra una drastica riduzione per due sorgenti di Capo d'Acqua e Mazzoccolo, con una mancanza di approvvigionamento pari a 116 l/sec che penalizza 5 Comuni. A ciò si aggiunga, in area del Nord Pontino, una mancanza di 45l/sec a danno di altri 7 Comuni. In Ato5 poi, nella zona Nord, riduzioni la cui portata oscilla dal 20 al 70% hanno comportato da parte dei presidenti di Ato4 e 5 la richiesta di attivazione dello stato di emergenza idrica. La somma di tante e tali problematiche locali, tra l'altro, sta incrementando il persistere di correlate ricadute ambientali, tra cui le più evidenti sul lago di Bracciano e sull'alto corso del fiume Aniene nel territorio di Ato2".