Avanti di questo passo saranno burocrazia e scontri politici a dare il colpo di grazia alla sughereta di San Vito, vittima da anni di un attacco batterico che la sta divorando. Negli ultimi giorni un acceso botta e risposta tra amministrazione comunale di Monte San Biagio e uffici regionali ha raffreddato gli animi dopo l'illusione di uno sforzo, finalmente concreto, a favore della distesa verde. All'ennesima richiesta d'intervento da parte del Comune, la Regione ha risposto con una nota striminzita, a cui ha replicato il sindaco Federico Carnevale con toni durissimi. Sulla sughereta si apre un braccio di ferro su chi debba fare cosa, chi debba metterci i soldi e chi abbia le colpe di un disastro ambientale che continua a consumarsi mese dopo mese. La sughereta di San Vito, la più estesa nell'Italia peninsulare con i suo 300 ettari, dal 2010 subisce l'attacco del "Phytophthora cinammoni", un batterio killer che uccide le piante. Nel 2012 erano stati colpiti sette ettari, nel 2015 il focolaio si era esteso a dodici. All'inizio di giugno, in un paio di incontri con i funzionari regionali, si è tornati finalmente a discutere della questione. Come richiesto, il Comune ha prodotto nuova documentazione ma la risposta arrivata da Roma ha fatto saltare dalla sedia il sindaco. In sostanza la Regione sottolinea che l'ente locale ha adottato solo misure a impatto economico zero perché non ha risorse finanziarie, rimproverando tra l'altro che «nulla è stato realizzato per la regimentazione delle acque». Altra nota critica, le segnalazioni sulla frequentazione di persone anche in aree infette. Da Roma chiedono conto al Comune invitando l'amministrazione a fornire riscontri anche fotografici di quanto fatto. Per le iniziative future, invece, si rimanda a un bando regionale – pubblicato l'11 luglio – per accedere a fondi finalizzati a prevenire la diffusione di calamità naturali. Secca la risposta del sindaco Carnevale: «Immaginavo di trovare proposte e soluzioni rispetto all'emergenza, invece mi ritrovo con disappunto e rammarico a constatare che ci si è limitati a puntare il dito». Come se tutto fosse in capo al Comune. E invece la sughereta dal 2009 (prima ancora dell'epidemia) è inserita nel Parco degli Ausoni, che è regionale ed è ricompresa in una zona a protezione speciale, meritevole quindi di particolari attenzioni dagli enti superiori. «Da mesi il Comune spiega che interventi non possono essere attuati a causa delle esigue risorse dell'ente locale. Pensavamo di poter contare sulla Regione Lazio perché da soli, come amministrazione, non possiamo andare oltre». E qui volano parole grosse: Carnevale parla di «ignavia, disinteresse, pressappochismo che l'amministrazione regionale rivolge al patrimonio ambientale». Altro che aiuti e principio di sussidiarietà, si assiste «a una costante fuga di fronte alle responsabilità». Il sindaco ha chiesto al presidente Nicola Zingaretti la convocazione di un incontro urgente alla presenza di tutti gli enti interessati. Altrimenti – conclude – per la sughereta sarà «morte certa».