Nel Lazio il 70% dei nuovi contratti di lavoro non supera i tre mesi, e il 50% di questi, addirittura, hanno durata massima di un mese.
Un dato tutt'altro che positivo quello relativo al mondo del lavoro e dell'accesso all'occupazione in tutto il territorio regionale, che quindi necessita di un vero e proprio strumento di monitoraggio e di controllo costante, al fine di avere un database sempre aggiornato, base necessaria per avviare politiche più incisive.
Questo quanto espresso dal consigliere regionale di Articolo 1 - Mdp, Riccardo Agostini, una proposta approvata in aula dalla Pisana, con l'intento «di cogliere non solo l'istantanea dello stadio di precarietà o innovazione, ma la traiettoria futura, i problemi che nascono e i processi di adattamento che ne derivano». Lo strumento in questione si traduce in una Commissione Regionale di Indagine sul Decent Work e sul Lavoro 4.0, capace di coinvolgere i sindacati territoriali e le rappresentanze dei datori di lavoro della Regione, per determinare un campione di aziende-imprese da un lato rappresentative dei processi investiti dal cosiddetto "lavoro povero" e dall'altro lato rappresentative dei processi di innovazione di tutti i settori e sulle quali esercitare un monitoraggio nel tempo.
«La struttura contrattuale che stanno assumendo i nuovi posti di lavoro offerti nel Lazio risulta caratterizzata da una durata temporale che nel 70% delle attivazioni non supera i tre mesi e che nel 50% dei casi non supera i 30 giorni, con retribuzioni che si collocano annualmente sotto la soglia di povertà - scrive Agostini nel documento - L'aumento degli investimenti rilevati in ambito nazionale nell'industria 4.0 definiscono che è in atto un processo di assestamento dell'industria che determina almeno tre temi su cui indagare: impatti occupazionali – professionalità richieste – impatti sul tessuto produttivo regionale. Per questo è necessario analizzare e proporre soluzioni ai lavoratori collocati nel punto più basso della distribuzione salariale (...) Al contempo occorre monitorare l'accessibilità per le imprese laziali alle tecnologie e ai processi produttivi e organizzativi di industria 4.0, soprattutto in relazione alla caratteristica dimensionale delle aziende industriali del Lazio costituita da micro e piccole imprese».