Alle 10 del mattino di mercoledì sulla provinciale via San Felice Circeo auto e mezzi scorrono ancora. Tutto normale, ma solo per qualche ora. Il ponticello che attraversa il fiume Sisto, trovato in pessime condizioni prima dai tecnici regionali e poi da quelli provinciali, verrà chiuso per ordine della Provincia qualche ora dopo. Alle 13.20 gli operai hanno apposto transenne e divieti, costringendo gli automobilisti ancora ignari, a fare inversione.

Da quel momento la strada che unisce l'area litoranea di Terracina con quella di San Felice Circeo, piena di residence, alberghi e attività commerciali, è interrotta, divisa in due. Sulla Pontina già da martedì sera la segnaletica che indica l'imbocco per il Circeo e San Vito risulta coperta. Le alternative sono via Mediana Vecchia e via Molella per arrivare a San Felice Circeo o da lì recarsi a Terracina.

La notizia viene realizzata da chi vive e lavora intorno al Sisto, lentamente. Anche perché, dicono in molti, «il ponte è in queste condizioni non da ieri o dall'altro ieri, ma da anni. A cosa serve chiuderlo proprio ora, con l'estate alle porte?». Gli operatori nautici che da anni lavorano sui pontili, tra cui il signor Luigi Attanasio, sono molto arrabbiati: «Saranno guai seri», dice. «Ci sono persone che vivono di qua dal ponte ma lavorano dall'altra parte. Le attività commerciali col ponte chiuso verranno danneggiate». Luigi ci mostra la parte inferiore del ponte: ferri scoperti, arrugginiti, il cemento che ormai è scomparso, l'intonaco rimasto appeso. «Qui una stuccata non basta. Serve un lavoro vero, ma non è questo il momento. Pensate che lo scorso anno fosse diverso?». Attanasio annuncia azioni legali: «Invierò un esposto alla procura per questo provvedimento. Si accorgono ora delle condizioni del ponte, ma quattro anni fa hanno montato questi tubi per l'acqua, le fognature e l'alta tensione». 

Allargano le braccia anche due commercianti di prodotti da pesca, uno dei due più giovane. «Cosa dobbiamo dire?», chiede il più anziano. «Lei come la vede? Qui si lavora d'estate, di sicuro ci saranno buone ragioni per chiudere il ponte, ma pensi alle conseguenze. Dovevano farlo d'inverno. Qui sono anni che non si vede nessuno. E anche se sono venuti, non si sono accorti di niente».

È un mantra, quello dell'intempestività del provvedimento. Segno, per alcuni, che questo ponte nessuno è venuto a controllarlo per anni. Il signor Marcello Addessi, originario di Fondi, gestisce la Bottega del Sisto, un grazioso alimentari. Gli diciamo che una delle soluzioni al vaglio della Provincia è il senso unico alternato per le sole automobili: «Ci salverebbe», dice senza pensarci. «Chiudere completamente è impensabile. Ruotano almeno 50 mila persone qui d'estate». Parcheggiato in una piazzola c'è il furgoncino con l'operatore ecologico di Terracina. Si guarda intorno. Da oggi, il giro da fare sarà più lungo.

Le reazioni politiche

Dure le reazioni dei politici. Il consigliere comunale di Terracina Maurizio Casabona ha definito «scellerata» la logica della scelta adottata dalla Provincia, soprattutto perché, come si evince dalla stessa nota dell'ente di via Costa, il problema era noto. «Mi domando allora perché - scrive il consigliere in una nota - hanno aspettato la segnalazione della Regione Lazio per chiudere la strada». «Questa ordinanza è un atto scellerato che non tiene conto della grande difficoltà che avranno i commercianti e gli ormeggiatori, tagliati fuori con cali di fatturato e perfino col rischio di chiudere». Da San Felice Circeo, il consigliere comunale Giuseppe Schiboni ha chiesto un «soccorso istituzionale». A farsi carico dei lavori, insomma, dovrebbero essere tutti gli enti, anche i Comuni. «Chiudere quella strada - sostiene Schiboni - significa far scegliere altre località di mare ai tanti turisti con danni all'economia importanti che metterebbero in crisi anche le numerose imprese che vi operano». Sdegno è stato espresso anche da Forza Italia. I consiglieri provinciali e del Comune di Latina lanciano l'allarme: «Adesso tocca alle strade, tra poco toccherà alle scuole», avvertono Vincenzo Carnevale, Gianluca Taddeo, Giovanna Miele, Giorgio Ialongo e Alessandro Calvi. «Il Parlamento e il Governo devono subito preoccuparsi di restituire dignità alle Province» che «devono tornare ad essere pienamente operative, e ricevere fondi adeguati per espletare le loro funzioni. Altrimenti è solo questione di tempo, e la prossima volta ad essere colpiti dalle chiusure saranno le scuole, e a rimetterci saranno ragazzi e studenti». 

Si è mosso infine nel tardo pomeriggio anche il senatore di Forza Italia Claudio Fazzone, che ha scritto al presidente del Lazio Nicola Zingaretti e al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, chiedendo «un'assunzione di responsabilità da parte di tutti a qualsiasi livello istituzionale» per «effettuare nel minor tempo possibile, e con la massima urgenza, tutte le verifiche tecniche necessarie, indagini geologiche, strutturali». Fazzone ha parlato della necessità di una somma «superiore ai 500 mila euro» di cui devono farsi carico Regione e governo, poiché la legge sul riordino delle Province firmata da Delrio «ha dilaniato il sistema dei servizi pubblici».