Sono rimasti solo debiti, carte polverose e citazioni in tribunali del sogno di rotaie e vagoni messo in piedi dall'ex sindaco Zaccheo e chiamato metropolitana, trascinato nell'indecisione dai sindaci di centrodestra e da due commissari e falcidiato da una inchiesta per truffa e un contenzioso arrivato alla richiesta di 38 milioni di euro. Ora la novità è che il sindaco Coletta vuole provare a cambiarne il destino e ad indicare un'altra strada. Lo fa in una lunga lettera scritta alla divisione 5 del Ministero dei Trasporti e alla Regione Lazio e mai resa nota, dove è tracciato il passato e il futuro amministrativo dell'opera e dove si chiede l'attenzione del Cipe per non sottrarre del tutto alla città quegli 81 milioni di euro rimasti inutilizzati. Il ministero aveva già appreso (ne chiese conto già sotto Di Giorgi bloccando poi i finanziamenti al secondo stato di avanzamento lavori) dell'impossibilità di realizzare l'opera con i presupposti finanziari posti a base del contratto e della volontà di modifica del progetto, e per questo tramite il Dipe di Palazzo Chigi ha chiesto nuove garanzie e documentazioni da parte del Comune.
Coletta nella nota ricorda le falle dell'opera emerse fin dal 2011 parlando di una forzata rinuncia ricondotta a criticità "ereditate" ma scrive a Ministero e Regione che "un epilogo che conducesse alla mera irrealizzabilità dell'opera, si trasformerebbe in una ingiusta sanzione a carico dei cittadini, sacrificando un interesse pubblico alla realizzazione di un'opera considerata strategica e per questo finanziata dallo Stato". Per queste ragioni l'amministrazione chiede un definanziamento solo parziale dell'intervento volendo riproporre un'opera di collegamento tra centro e stazione e prefigurando un percorso cadenzato "che consenta entro l'anno di verificare il piano industriale ed economico e la fattibilità di un'opera ridimensionata e sostenibile dal punto di vista economico, che non richieda di quadruplicare il contributo chilometrico regionale come la tranvia su gomma".

Le due soluzioni, tradizionale e innovativa
Come muoversi su quei 9 chilometri che separano centro e stazione, dotati di una sola corsia per senso di marcia e con un uso del trasporto pubblico lento e asfittico? Le soluzioni proposte da piazza del Popolo sono due. Quella definita "tradizionale" prevede di realizzare su via Epitaffio semplicemente una corsia centrale per gli autobus nella prossimità delle intersezioni e di riorganizzare il servizio lasciando solo due fermate tra la stazione e il centro allo scopo di aumentare la velocità del tpl a 40Km/h e di ridurre i tempi di percorrenza. La soluzione "innovativa" è quella invece delle navette elettriche che richiedono una corsia ridotta e riservata con il vantaggio – scrive l'ente – "di ridurre i tempi di percorrenza fino a portarli sotto i dieci minuti e diminuendo da 7 a 5 il numero di mezzi con frequenza ogni cinque minuti". L'ente propone anche di elettrificare la corsia centrale con bus con ricarica in marcia, ma i costi salirebbero troppo. In netta discontinuità con il passato l'intento è stavolta chiaro e messo per iscritto: chiedere al Cipe di considerare questa nuova proposta politica e, qualora non fosse accolta, vagliare una pronuncia solo parziale di definanziamento concedendo al Comune almeno sei mesi "per individuare un progetto di collegamento ridimensionato in accordo con altri enti", compresa la stessa Regione. E sei mesi, è il caso di dirlo, sono nulla rispetto a tredici anni di tira e molla, atti contestati, sospensioni e indecisioni su quella metro che da sogno si è trasformato, molto presto, in incubo.