Mentre tutti invocano provvedimenti eccezionali contro la crisi idrica il più piccolo Comune pontino dice no alla soluzione proposta per l'approvvigionamento ottimale tante volte richiesto. Questo Comune è Ventotene che fa notizia solo in via straordinaria, come quando dodici militari si mettono insieme per fare una lista che li lasci in ferie per un mese e nessuno se ne accorge. Stavolta è un po' più difficile passare inosservati perché l'amministrazione dell'isola sta offrendo alla società Acqualatina (odiata e contestata da migliaia di utenti e decine di associazioni) un formidabile assist per dimostrare che anche quando è efficiente non riesce a fornire un buon servizio perché ostacolata dai Comuni.
A cose fatte
Il dissalatore per l'isola è praticamente pronto ad essere installato e a chiudere definitivamente la partita della fornitura attraverso le navi cisterna che costano (compresa Ponza) sei milioni di euro l'anno. Ma il sindaco ha detto che questo impianto avrebbe un impatto insostenibile sull'ambiente marino, peraltro incluso in un'area protetta. Posizione encomiabile che ha un solo, insormontabile, difetto: i dissalatori per le due isole pontine sono inseriti nel piano degli investimenti di Acqualatina spa (quello che si ritiene largamente inattuato) dal lontano 2006 e per quasi dieci anni il costo degli impianti di dissalazione di Ponza e Ventotene è stato imputati sulla tariffa. Cioè: per un decennio tutti gli utenti pontini hanno giustamente contribuito ad accantonare i soldi necessari per garantire le due strutture alle isole e la stessa Ventotene non si è mai opposta a questa ipotesi.
Senza traccia
O meglio non si trova traccia di dissenso nelle conferenze dei sindaci che hanno approvato il piano degli investimenti e relative modifiche. Ed è questo che assicura ad Acqualatina spa la carta vincente della partita, al punto che il contestatissimo amministratore delegato Raimondo Besson può affermare che in questo momento ci si trova «di fronte ad una situazione scandalosa». L'unico documento che riporta un diniego del Comune al dissalatore risale ad una conferenza di sindaci del 2004 ma l'impianto proposto allora era diverso perché basato su un processo chimico. Negli ulteriori tredici anni trascorsi da allora, la tecnologia degli impianti è cambiata e infatti sulla struttura proposta adesso la Regione Lazio non ha dovuto fornire la Via (valutazione di impatto ambientale) poiché si tratta di un processo meccanico. L'attuale dissalatore fonda sui pareri favorevoli di tutti gli enti interessati (Comune compreso) di un'apposita conferenza di servizi del 2011.

L'articolo completo in edicola con Latina Oggi (25 luglio 2017)