«Quella che era stata prospettata come una contestazione particolarmente grave si è rivelata un'ipotesi non fondata. Va dato merito al gip del Tribunale di Cassino che in pochi giorni ha rivalutato il quadro». Così l'avvocato Cardillo Cupo ha aperto ieri mattina presso l'hotel Flamingo la conferenza stampa voluta fortemente dal presidente del Gaeta Calcio, Mario Belalba, dal direttore sportivo (ex tecnico della squadra biancorossa) Felice Melchionna e della consigliera Vincenza Belalba, direttamente coinvolti questi ultimi due poco più di una settimana fa nell'operazione "Dribbling", sfociata prima nell'arresto, poi dopo sei giorni di domiciliari con la revoca delle misure cautelari. Un fiume in piena il direttore sportivo Felice Melchionna che oltre a ribadire, come già raccontato al giudice nel corso dell'interrogatorio, che gli importi di denaro richiesti ai giocatori che intendevano lasciare il club biancorosso a stagione in corso (precisamente nei mesi di novembre e dicembre) consistevano esclusivamente nella restituzione di quanto speso dalla società (una sorta di contrattazione autonoma tra le parti per rientrare delle spese di preparazione, vitto e alloggio dei mesi in cui aveva indossato la casacca biancorossa) ha voluto parlare anche dei riflessi subiti a livello umano per una vicenda che comunque ha portato lui stesso e la consigliera Belalba a 6 giorni di domiciliari. «Giorni – ha sottolineato la consigliere Belalba – che nessuno potrà restituirci». «L'accusa per Melchionna e Belalba – ha spiegato l'avvocato Cardillo Cupo – sarebbe arrivata da un'intepretazione della norma federale secondo la quale questo svincolo sarebbe gratuito. Fatto evidentemente illogico, esi ste una finestra di mercato e se c'è l'accordo tra le parti c'è pieno diritto di cessione o di svincolo». «Per me è difficile commentare quello che è accaduto a me e alla consigliera Belalba – ha aggiunto il direttore sportivo Felice Melchionna - perchè in venti anni di professione avrò trattato e contattato oltre 700 giocatori e non mi era mai successo di incappare in una brutta vicenda come quella di otto giorni fa. Mi trovo ad allenare, con tutto il rispetto, in queste categorie perchè non sono sceso mai a compromessi, non sono entrato in dinamiche che il calcio a volte prospetta se vuoi andare avanti, non ho mai preso soldi dai genitori, non mi sono mai fatto condizionare da direttori sportivi e procuratori per prendere questo o quel giocatore». «I fatti – ha concluso l'avvocato Cardillo Cupo - hanno dimostrato il contrario di quanto era stato ipotizzato, ci auguriamo che questa vicenda possa essere presto archiviata».