Si sono tenute ieri mattina, davanti ai giudici della sezione di Latina del Tribunale amministrativo regionale, le udienze sui ricorsi presentati da Giovanna Marchetti e da Luciana Lombardi, candidate alla carica di consigliere comunale e risultate prime dei non eletti, rispettivamente nelle liste "Sezze Protagonista con Di Raimo" e "Di Raimo Sindaco". Le due hanno deciso di impugnare la decisione della commissione elettorale comunale dopo le elezioni dello scorso 11 giugno, ritenendo che alcune schede considerate nulle in realtà potrebbero andare a loro vantaggio e far guadagnare a entrambe quei voti utili per entrare nella massima assise cittadina al posto degli attuali consiglieri Francesca Barbati ed Ernesto Carlo Di Pastina, che conti alla mano le hanno superate, in termini di preferenze personali, rispettivamente di 7 e di 15 voti. Il numero esiguo di schede che li separano, unite alla convinzione delle ricorrenti che diverse schede, una quarantina per la Marchetti, qualcuna in meno per la Lombardi, dovevano essere assegnate e non rese nulle per non aver espressamente indicato il nome di battesimo (nel caso della Marchetti, con un altro Marchetti in lista) o per aver inserito il nome (nel caso di Luciana Lombardi) accanto a un simbolo non corretto, sempre nella stessa coalizione. I giudici del Tar del Lazio hanno ascoltato gli avvocati delle parti in causa, i quali hanno elencato i motivi che hanno spinto i ricorrenti a procedere e confermato, dati alla mano, le incongruenze che si sarebbero verificate da sezione a sezione la notte tra l'11 e il 12 giugno scorsi. Dall'altra parte gli avvocati di Barbati e Di Pastina, Andrea Nascani e Antonella Coluzzi, quest'ultima sostituita in aula da Pietro Ceccano, suo marito, avvocato e assessore comunale nella Giunta guidata da Sergio Di Raimo, hanno evidenziato come dai verbali non esistano tracce di quelle schede contestate e che i rappresentanti di lista non avrebbero in alcun modo posto dubbi sull'assegnazione dei voti.

Nel caso di Giovanna Marchetti i giudici hanno deciso di analizzare nel dettaglio i verbali di alcune sezioni, con particolare attenzione a quelle in cui si sarebbero verificate incongruenze rispetto alle altre e dunque apriranno un'istruttoria per controllare quanto riportato dai presidenti di seggio lo scorso 11 giugno. 

Nel caso di Luciana Lombardi, invece, il ricorso non è stato ritenuto ammissibile. Pressoché scontato il ricorso al Consiglio di Stato.