Il deputato di Fdi ed ex presidente del Latina Calcio, Pasquale Maietta, rompe il lungo silenzio riguardo le diverse vicende che lo hanno interessato direttamente, dall'operazione Don't Touch ad Olimpia e Starter, passando inevitabilmente per l'addio alla squadra neroblu che, ai tempi delle dimissioni dalla carica, sconvolse non poco sia la tifoseria che l'intera città. Un silenzio rotto con un lungo messaggio apparso sul suo profilo Facebook, la prima vera presa di posizione diretta del deputato da due anni a questa parte per quanto riguarda il suo rapporto con la città di Latina e le vicende che lo hanno visto protagonista. Ma perché esprimere questo pensiero solo oggi? E qual è la posizione di Maietta in merito a questo mare di inchieste e in rapporto al mondo del calcio locale? Le risposte sono tutte nel messaggio da lui stesso pubblicato:

Oggi sento il bisogno di scrivere qualche breve rigo per chiarire alcuni aspetti che in questi ultimi giorni sono emersi intorno alla mia figura.
Dall'ottobre 2015 quando venni raggiunto da un avviso di garanzia nell'ambito della operazione Don't Touch (per la quale è stata chiesta l'archiviazione per insussistenza del fatto), si è scatenata nei miei riguardi una vera e propria bufera mediatica alla quale decidevo di non replicare, sia per contenerne l'effetto, sia per ridurre l'impatto emotivo sulla mia famiglia, soprattutto per i miei figli che frequentando le scuole, venivano a contatto quotidianamente con le informazioni e le notizie locali con evidenti stress e forti imbarazzi con i compagni di classe.
Lo stesso atteggiamento decidevo di assumerlo anche a seguito delle due maxi inchieste denominate "OLIMPIA" e "STARTER" della Procura della Repubblica di Latina che portarono alla emissione di un ordine di arresto e consistenti sequestri a mio carico.
Come sono andate queste operazioni tutti lo sanno, forse però non è di dominio pubblico la mia decisione, in quel momento storico, di lasciare il Latina Calcio per il peso di queste inchieste e per la contestuale protesta sollevatasi nei confronti della mia persona da tutta la tifoseria locale, che si è affrettata a condannarmi ancor prima che la giustizia facesse il suo corso.
Anche in questo contesto, estremamente difficile e particolarmente caldo sul fronte mediatico, decidevo di mantenere il silenzio e lasciare che la Magistratura facesse e faccia il suo lavoro.
Le troppe tensioni ambientali non risparmiavano neanche i miei figli minori nell'ambito scolastico ragione per cui preferivo lasciare la città di Latina con tutta la famiglia per costruire il futuro dei miei bambini (ormai compromesso) altrove.
E' ovvio che questa mia decisione di rimanere in silenzio mi ha creato fortissime sofferenze leggendo le innumerevoli pubblicazioni sul mio conto, guardando telegiornali e venendo a conoscenza di commenti, prese di distanze e distinguo anche da persone, peraltro discutibili, che fino al giorno prima si trovavano al mio fianco.
Per rispetto nell'operato della Magistratura che attualmente sta svolgendo le indagini di rito, oggi, non mi riferirò alle mie vicende giudiziarie, limitandomi ad esternare solo qualche breve riflessione circa le numerose affermazioni che circolano nella rete mediatica locale (social, web, stampa) in relazione a quanto occorso qualche giorno fa presso il Circolo Cittadino di Latina.
Mi riferisco in particolare alle critiche mosse nei confronti del noto scrittore Antonio Pennacchi per aver osato in quel contesto porre pubblicamente qualche interrogativo sul comportamento dell'estabilishment cittadino rispetto al fallimento prima ed estinzione poi della società US Latina Calcio militante in serie B.
Il mio stupore e la profonda amarezza risiedono nella mistificazione che taluni, artatamente, pongono in essere al fine di fare apparire le dichiarazioni dello scrittore pontino diverse da quanto da questi affermato.
Basterà ascoltare sul web la registrazione dell'intervento di Pennacchi per capire il senso logico del suo ragionamento per il quale Egli non accusa minimamente gli organi inquirenti di razzismo limitandosi, con il suo dire colorito, a porre questo quesito: "Perché, a differenza di tutte le altre città d'Italia l'estabilishment di Latina non ha fatto nulla per impedire la scomparsa della squadra di calcio dalla serie B? Perché forse il suo Presidente era nero ed il suo amico zingaro?".
Ora, di questo si sarebbe dovuto discutere, ovvero mi aspettavo si discutesse, con un dibattito sociologico del problema con riflessioni condivisibili o meno.
Invece, per contrastare la tesi dello scrittore, reo di aver comunque palesato una ipotesi contraria alla opinione dominante, si è tornati su temi che nulla hanno a che fare con l'interrogativo posto da Pennacchi: ingerenze di Costantino Di Silvio nella società US Latina Calcio; la sua appartenenza ad un clan criminale; debiti della società calcistica e totali inadempienze tributarie e contributive.
Questo ennesimo e gratuito attacco alla mia persona ed alla società US Latina Calcio a questo punto è inaccettabile.
Sinceramente non so se nei miei riguardi ci sia mai stato, da talune persone, un sentimento di ostilità per motivi di razzismo, semplice antipatia, ovvero non condivisione della mia persona, sinceramente questi aspetti non mi interessano fondamentalmente, ma certo è che la mia amicizia fin da ragazzo con Costantino Di Silvio è stata in questi anni oggetto di speculazioni assertive e diffamatorie in quanto del tutto inveritiere.
Basterà solamente ricordare la medesima inchiesta Don't Touch, dalla quale, nonostante le numerosissime intercettazioni anche ambientali di diversi personaggi di spicco di Latina nonché dello stesso Costantino Di Silvio, nulla emergeva in proposito sulla mia persona ad esclusione di un tentativo di violenza privata dichiarato del tutto insussistente dagli stessi organi inquirenti che si determinavano per una archiviazione del caso.
A questo punto e per l'ennesima volta, vorrei ricordare che Costantino Di Silvio è sempre stato mio amico di gioventù con il quale da ragazzo ho condiviso la passione per il gioco del calcio.
Tale amicizia è sempre stata caratterizzata dalla goliardia e dal gioco come peraltro facevano tanti notabili della città che ora sono pronti a crocifiggere me e lui.
Attesa la grande passione per il calcio, ed avendo costruito insieme ad altri soci una squadra finalmente competitiva, il Di Silvio ne seguiva, come tifoso, le dinamiche sportive anche durante qualche allenamento e nelle trasferte così come altri numerosi e accaniti tifosi della squadra.
Per le partite che si giocavano in casa il Di Silvio usufruiva di un abbonamento per la Tribuna Coperta settore B senza alcun altro privilegio di sorta.
Il Di Silvio aveva anche qualche rapporto di cordialità con alcuni giocatori così come altri personaggi e tifosi della squadra senza mai, almeno per quanto ne sappia io, travalicare il limite della semplice conoscenza. Fenomeno questo che, ancorché discutibile è presente in tutte le piazze calcistiche di Italia.
Mai Costantino Di Silvio ha occupato ruoli gestionali di qualsiasi grado all'interno della compagine societaria US Latina Calcio né ha mai esercitato ingerenze decisionali in merito. Solamente ipotizzare che Costantino Di Silvio potesse avere le capacità tecniche, culturali ed economiche per un ruolo del genere è pura follia.
C'è da precisare però che, proprio in ragione della amicizia tra me e Costantino Di Silvio, nell'anno 2015 veniva assunto dalla società US Latina Calcio con la mansione di magazziniere, per sostituire il nostro dipendente per un breve periodo, lavoro che lo stesso svolse quindi per circa 20 giorni coincidenti con il ritiro precampionato della squadra in Cascia. Naturalmente il contratto di lavoro a termine era assolutamente regolare e regolare è stata la retribuzione percepita, mediante emissione di cedolino paga.
Questa è l'essenza del rapporto personale tra me e Costantino di Silvio e questi sono in breve i contatti di quest'ultimo con la società US Latina Calcio.
Come sopra accennato, anche i dati oggettivi riferiti nelle varie pubblicazioni sono del tutto errati rispetto la realtà inducendo in errore l'opinione pubblica.
E' doveroso precisare, a chi ha ultimamente asserito che l'US Latina Calcio sarebbe fallita per un debito di euro 11.000.000,00 di cui euro 4.500.000,00 nei confronti del Fisco, che:
1) se è vero che vi erano euro 11.000.000,00 di debito che rappresentano semplicemente il passivo dell'US Latina Calcio è altrettanto vero che vi era un attivo rappresentato dai crediti che la società vantava e dal patrimonio sociale (valore dei calciatori) di cui nessuno ne parla;
2) che di tali debiti la parte riguardante il Fisco era di circa euro 4.500.000,00 che avrebbero potuti essere pagati attraverso l'istituto della rottamazione con relativo abbattimento dell'importo a risparmio, oppure in 72 rate con l'ente esattore così come previsto dalla normativa fiscale vigente;
3) il debito di euro 4.500.000,00 nei confronti del fisco risulterebbe essere solo una parte residuale di un più ampio debito di euro 20.000.000,00 circa di cui la società US Latina Calcio ne ha regolarmente pagati euro 16.000.000,00 circa.
In sostanza, e per semplificare, contrariamente a quanto ripetutamente pubblicato dai media e nei social, l'US Latina Calcio nel periodo professionistico ha pagato circa euro 16.000.000,00 per imposte e contributi. Sul punto, sfido qualsiasi azienda locale con pari volume di affari ad una comparazione di bilancio.
Affermare quindi che l'US Latina Calcio non avrebbe mai pagato i propri debiti tributari e contributivi è una enorme falsità peraltro dolosa solo se si pensi alle necessarie adempienze per le iscrizioni ai vari campionati professionistici.
Inoltre, per sostenerne i costi aziendali, sempre nel medesimo periodo, i soci di capitale hanno versato nelle casse della società ben 8.300.000,00 euro circa.
Queste sono le vere dimenticanze mediatiche!
L'amore e la passione che ho profuso fin dal primo giorno per raggiungere il massimo del risultato calcistico si sono consacrati anche nel mio ultimo atto: la cessione delle quote. Anche in quel momento credendo ahimè nelle potenzialità e capacità della nuova compagine societaria, rinunciavo a qualsiasi riconoscimento economico personale a fronte dell'impegno degli acquirenti.
Durante il periodo professionistico ho dedicato tutte le mie energie alla squadra sia in campo che in amministrazione trascurando i miei affetti più cari e la mia professione anche di politico.
Non ho mai sottratto un centesimo alla società US Latina Calcio anzi, ho versato personalmente nelle casse della società alcuni milioni di euro in tutti gli anni della mia permanenza.
Eppure, nessuno mai ha pubblicamente riconosciuto e apprezzato i miei grandi sacrifici e neanche i traguardi raggiunti con la squadra sfregiata da considerazioni tanto retoriche quanto false.
Ebbene, oggi rimangono nel mio cuore due sentimenti: le straordinarie gioie ed emozioni delle vittorie vissute soprattutto contro il Pisa, alla Favorita di Palermo e al San Nicola di Bari, che solamente chi era vicino alla squadra potrà percepirne l'entità mantenendone vivo il ricordo, e la grande amarezza di aver visto sgretolare la squadra di calcio nel silenzio assordante della città.
Chiudo questo mio sfogo riportando una citazione del Sacerdote della mia Parrocchia, il quale durante un'omelia disse: "Assassini non sono solo coloro che sferrano colpi mortali al corpo degli esseri umani, ma lo sono al pari coloro che per mezzo del discredito e della calunnia uccidono l'anima delle persone".
Grazie per l'attenzione.

Pasquale Maietta