A oltre due anni di distanza dalla tragedia del 9 luglio 2015, quando un bimbo di quattro anni precipitò nel vuoto sottostante un ascensore della fermata della metropolitana "Furio Camillo" di Roma, si è aperto il processo a carico del tecnico dell'azienda dei trasporti che, secondo l'accusa, aveva effettuato una manovra "fuori protocollo" e non autorizzata per provare a salvare madre e figlio intrappolati nel macchinario.
L'udienza, celebrata giovedì scorso nelle aule del Tribunale di Roma, ha visto i familiari del piccolo - ossia la mamma, il papà e il nonno, quest'ultimo abitante a Sermoneta - costituirsi parte civile al fine di ottenere un risarcimento per quanto accaduto.

L'articolo completo nell'edizione del 23 novembre 2017 di Latina Oggi