Nell'accoglienza lavorare in "emergenza" è un vulnus per tutti, per cittadini e amministratori che si trovano a subire gli effetti di vicende che non hanno scelto e per gli stessi migranti, catapultati in situazioni disagiate senza progetti di sostegno. A dimostrarlo anche l'ultima vicenda dei migranti che dovevano finire nella villa di via Nascosa, ragion per cui diventa sempre più impellente investire sull'accoglienza organizzata dello Sprar (il sistema di protezione dei richiedenti asilo) puntando alla chiusura dei Cas, i centri di accoglienza gestiti dalle Prefetture. E' quello che vuole fare il Comune di Latina e ieri lo ha ribadito a chiare lettere l'assessore Ciccarelli nella commissione welfare chiamata a sciogliere alcuni nodi di un tema da "maneggiare con cura" sollevato dalla minoranza. Una seduta consiliare atipica quella guidata dalla presidente Luisa Mobili perché la presenza di molti cittadini (tra cui i promotori degli esposti sul caso della villa "lievitata" fino a ottocento metri quadrati e poi bloccata per irregolarità tecniche e urbanistiche) e di alcuni esponenti di Casapound hanno creato le condizioni per un dibattito teso allargato agli interventi di chi voleva capire come si sia arrivati alla vicenda di Via Nascosa.

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