Questa volta a confermare il problema della «infiltrazione della malavita nelle aziende pontine in una percentuale che nel Lazio è seconda solo a Roma», non sono i soliti allarmisti bensì uno studio condotto per conto dell'Osservatorio regionale dall'Università Cattolica di Milano, anticipato da La Repubblica. E arriva a poche ore dalla presentazione del rapporto di fine legislatura sulla criminalità organizzata che è fissata per oggi pomeriggio in Senato e alla quale parteciperanno il Presidente Grasso e il Procuratore nazionale antimafia, Cafiero de Raho. Stando ai numeri della Cattolica, la media italiana delle imprese controllate dalla criminalità sul totale di quelle registrate segna è pari a 2,4 ogni 10 mila; nel Lazio il rapporto è pari quasi al doppio della media nazionale, ossia 5,1. C'è poi una speciale classifica interna che vede la capitale in testa per numero di aziende condizionate dalla mafia, seguono Latina e poi Frosinone.


I dati sono frutto di un approfondimento di «Crime& tech, spin-off» del centro di ricerca Transcrime dell'Università Cattolica di Milano per conto della Regione Lazio e del suo Osservatorio sulla sicurezza e la legalità. Come si arriva alla classifica finale? Attraverso l'analisi delle ultime inchieste e in specie dei sequestri e delle confische (576) censiti dall'Agenzia nazionale per i beni confiscati e integrati dalle cifre delle relazioni semestrali Dna.