Procede con uno zoom presso lo studio professionale che ha curato i bilanci e le fatture l’inchiesta sui fallimenti di cinque srl che operavano nel settore del trasporto e della logistica.
Le indagini sono partite, come è noto, a maggio scorso quando la Procura della Repubblica ha chiesto il fallimento delle società perché era stato accumulato un debito insostenibile verso l’Erario, forse costruito di proposito ma ad ogni modo studiato sul piano tecnico.
Quest’ultimo elemento cambia alcune cose nello scenario che si cela dietro cinque piccole imprese, così piccole da essere appunto delle srl con capitale sociale bassissimo (poche migliaia di euro) ma che sono arrivate ad avere fino a 16 milioni di euro (per una sola di esse) di imposte non pagate.
In più si è scoperto con le indagini che una serie di escamotage esistevano sin dal primo momento, tipo le sedi legali fantasma, e che si potrebbe trattare si società cartiere, ossia registrate in Camera di Commercio perché producessero «fatture» più che i servizi inseriti nello statuto.
Il fatto poi che persino alcuni amministratori non sapessero quale fosse il loro vero ruolo è indice di una «regia» tecnicamente esperta e valida. Per questo la Procura procede adesso con un’ipotesi precisa, quella di bancarotta non solo verso gli amministratori ma si sta verificando anche la posizione dei tecnici che hanno curato la contabilità e i bilanci delle società, quelli cioè che avrebbero potuto comprendere la portata degli inadempimenti fiscali accumulati in pochi anni.
Gli stessi che hanno anche proceduto a cancellare le società dal registro imprese circa un anno prima del fallimento, termine ora reso vano dalle ulteriori verifiche della Guardia di Finanza di Latina, delegata alle indagini dalla Procura. Emergono in questa inchiesta prepotenti analogie con un’altra indagine per evasione fiscale dove altre tre piccole società erano fallite e la contabilità è riconducibile allo stesso professionista.
Un esperto del «settore» dunque.
Nelle ultime settimane anche per questo sono stati acquisiti ulteriori documenti presso lo studio professionale del centro di Latina nel quale effettivamente avevano sede tre delle srl ora dichiarate fallite, mentre le altre due avevano dichiarato di aver trasferito la sede dallo stesso studio a Roma e in provincia di Napoli.
Entrambi gli atti di trasferimento sono stati giudicati inattendibili, anzi fittizi perché gli indirizzi riportati erano in realtà sede di altre attività commerciali o inesistenti.
Anche questo aspetto supporta la tesi che sin dalla costituzione delle srl si volesse evitare il pagamento delle tasse e quantomeno ritardare le eventuali verifiche fiscali o le indagini sulla bancarotta.
Come se tutto questo fosse già stato scritto, fosse già accaduto perlomeno un’altra volta e i personaggi coinvolti fossero, anch’essi, sempre gli stessi. Un copione sempre uguale ma comunque efficace, finora.