Dopo almeno due anni di battaglie, numeri, dossier un pezzo di proposta per migliorare le condizioni di vita e lavoro dei circa 10mila braccianti che lavorano in provincia di Latina approda dentro un ddl che in modo più organico si occupa del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori in nero. La decisione è stata assunta venerdì dal Consiglio dei Ministri e risponde alle moltissime campagne di informazione e alle denunce di sindacati e associazioni.

Un pressing cui ha partecipato attivamente l’associazione In Migrazione con i dati della provincia di Latina, tra i peggiori, i più crudi, accompagnati anche dai numeri sull’uso di doghe crescente nella comunità indiana per far fronte alla fatica. «Abbiamo documentato in questi anni le condizioni di lavoro nella pianura pontina - dice il sociologo Marco Omizzolo, che a questo tema ha dedicato inchieste e approfondimenti sentendo i diretti interessati, i braccianti - e crediamo che sia cominciato un percorso che può portare alla trasparenza ma soprattutto a introdurre la legalità in questo mondo sommerso che tiene in piedi un intero settore economico, quello della nostra agricoltura».

E Sel rilancia:
adesso zoom
sui nuovi interessi
delle organizzazioni
criminali.