Riesce davvero difficile credere che le diverse anime del centrodestra siano tornate a coalizzarsi in vista del voto di giugno soltanto per un mero calcolo elettorale. La spiegazione più praticabile dovrebbe essere quella di una ritrovata intesa politica su un eventuale programma amministrativo da perseguire nel caso di un’affermazione alle urne capace di riportare l’asse Fazzone-Maietta-Tiero alla guida della città. Ma siamo ai confini della realtà. Soprattutto per il fatto che i tre leader provinciali delle formazioni di matrice moderata non hanno mai avuto granché da esprimere sul versante squisitamente politico, avendo invece dimostrato in più occasioni di essere specializzati nell’occupazione militare di posti di potere, di essere pronti ad annientarsi reciprocamente in nome del primato su questa o quella azienda mista, e di aver scambiato anche le pubbliche amministrazioni per luoghi da gestire per i propri interessi e quelli dei grandi elettori piuttosto che per i cittadini. Oggi Alessandro Calvi, Enrico Tiero e Nicola Calandrini dicono di essere pronti a misurarsi con le primarie in vista di una ritrovata unità di intenti e di programmi. I tre hanno impiegato un po’ di tempo, ma alla fine si sono resi conto che ciascuno per proprio conto non andrebbero da nessuna parte, tanto vale adottare la strategia dei separati in casa: continuare a detestarsi facendo finta che la famiglia sia solida e unita. In cuor loro, sono più o meno tutti convinti di vincere le primarie e ognuno si sfrega le mani per la soddisfazione di essere riuscito a costringere gli altri due a dare il loro sostegno al voto di giugno. Poi si vedrà. In realtà non è ancora prevedibile chi possa spuntarla, né è da escludere che da qui a marzo possa arrivare un diktat da Roma a spegnere gli ardori e le aspettative delle primarie con una indicazione forte e imprescindibile: a quel punto, tirarsi fuori dalla mischia sarebbe un suicidio. Ma torniamo al nocciolo della questione: davvero Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Fratelli d’Italia tornano insieme per qualche nobile ragione politica?
A guardarli dall’esterno, valutando i tempi del loro agire e quelli degli accadimenti messi in moto in Piazza del Popolo, verrebbe da scommettere che la preoccupazione maggiore di quella che è stata la maggioranza dell’amministrazione Di Giorgi sia di veder naufragare il sofisticato impianto di clientele e consensi messo su attorno all’urbanistica. Senza la torta rappresentata dai 62 piani urbanistici in essere, tra quelli vigenti e quelli in corso di approvazione, i rappresentanti del centrodestra che ha governato la città fino all’altro ieri sono dei fantasmi; e senza la prospettiva di tornare a gestire quella montagna di interessi legati alla materia più appetibile e trasversale di una pubblica amministrazione, domani sarebbero politicamente dei morti. Glielo ha fatto capire il Commissario straordinario manifestando l’intenzione di riportare a zero l’intera materia, cancellando piani particolareggiati e programmi integrati come fossero macchioline su un vestito. Il centrodestra, tutto, ha bisogno di quella materia per sopravvivere, e cercherà di difendere con le unghie e con i denti i piani urbanistici in odore di illegittimità. Ne faranno uno dei punti qualificanti della loro campagna elettorale, sostenendo che il blocco dei piani ha già messo in ginocchio la città, compromettendo l’economia e l’occupazione. In realtà, gli unici a risentirne, sono quegli imprenditori rapaci che da anni fanno il bello e il cattivo tempo in città, costruendo a modo loro, secondo il dettato dell’unico piano regolatore che conoscono, quello dei locali tecnici trasformati in attici, dei relitti inservibili ceduti al Comune in cambio di volumetrie, degli espropri taroccati, delle cubature gonfiate, del verde reso edificabile e dei servizi sacrificati al mattone. Senza quel drappello di sostenitori, il centrodestra è orfano, ed ha l’obbligo di riconquistare gli uffici di Piazza del Popolo, dove gli ordini di scuderia si trasformano in gestione ordinaria e straordinaria. Deposte le armi, dimenticati gli anatemi, è questa la guerra che si apprestano a combattere insieme Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Fratelli d'Italia. Una sola parola d’ordine: vincere o morire. Sono tornati insieme per questo, per avere un’altra chance di sopravvivenza. Che non sa di politica.