Questa volta Federico D’Arcangeli, uno dei fondatori del Gruppo Facebook “Salviamo l’area archeologica dal degrado, diamo dignità alla Città d’Arte” torna sulla condizione degli scavi archeologici di Mezzagosto, con un pizzico di ironia. L’area è di nuovo allagata, però nella zona fa sfoggio una bella staccionata. Era sembrato un miracolo – sottolinea D’Arcangeli – nei giorni scorsi rivedere le due Domus romane quasi completamente liberate dall’acquitrino che le ricopriva da tempo immemorabile. Si racconta che qualcuno abbia addirittura visto un signore che pescava ranocchi, tempo fa, nell’acquitrino. E in molti, soprattutto all’interno del gruppo Facebook, che si è preso la briga di raccontare lo sviluppo dei lavori giorno per giorno, si erano illusi che potesse trattarsi di un nuovo inizio. Evidentemente, è stata soltanto un’illusione, perché la pioggia insistente, caduta nei giorni scorsi, ha rovinato quella sensazione e le due Domus sono nuovamente finite sott’acqua. L’allagamento dell’area archeologica di Mezzagosto è comprensibile, perché se piove l’acqua da qualche parte deve pur raccogliersi. Nessuno può dubitare di questo. Il problema, allora, diventa un altro, e non quello della pioggia. L’acqua piovana – perché di quella parla il gruppo “Salviamo l’area archeologica dal degrado” e non di quella della falda di cui pare non si preoccupi più nessuno - si deve e si può tenere lontana da quelle Domus, evidentemente con qualche piccolo stratagemma. Basterebbe, insomma, installare qualche pompa che mantenga il più possibile asciutti quei luoghi. E magari i soldi per l’acquisto della pompa potevano essere quelli utilizzati per realizzare la staccionata. Ma questa ipotesi – concludono dal Gruppo – non sembra essere in cima ai pensieri di chi effettua i lavori e di chi li deve controllare. Eppure i romani, che non conoscevano le pompe, riuscivano a canalizzare le acque piovane. Ma i romani erano “idraulici sopraffini”, ha detto qualcuno.