âChiediamo che, nellâaggiornare la Legge 394/91, vera e propria âPiccola Costituzione delle Aree Protetteâ, si riapra il confronto nel merito con il fronte delle Associazioni e si abbia come obiettivo il mantenimento dellâimportante ruolo e funzione di Parchi Nazionali e Aree Marine Protette, puntando sulle competenze e sullâinnovazione, così come si fece con lâapprovazione della legge 394: se lo Stato rinuncia alle sue competenze in tema di conservazione della natura rischiamo di tornare indietro di ventâanni nelle politiche di gestione della naturaâ. Lo ha detto la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi nel corso dellâaudizione delle Associazioni ambientaliste alla Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati.
âDal patrimonio naturale del Paese non solo dipende la bellezza del nostro paesaggio e la ricchezza della nostra biodiversità ma anche il benessere economico e sociale delle future generazioni: ricordiamo che la Costituzione, in modo chiaro e inequivocabile, attribuisce allo Stato doveri e obblighi, precisi e irrinunciabili, per la conservazione della natura e la tutela degli ecosistemi â continua la Bianchi nel suo intervento -. Nel testo licenziato dal Senato non ci sono solo articoli da rivedere ma anche questioni fondamentali non affrontate come lâinsufficienza delle risorse che comportano pericolose compensazioni come il ricorso alle royalties o la questione delle Riserve Naturali dello Stato, le piante organiche insufficientiâ.
âIl testo del Senato non solo ha sollevato fortissime preoccupazioni da parte di personalità della cultura e del mondo scientifico ma ha spinto tutte le principali Associazioni ambientaliste a predisporre e sottoscrivere il documento unitario âAree protette, tesoro italianoâ, chiedendo un radicale ripensamento dellâimpostazione della riforma â spiega la presidente de WWF -. Nel tentativo di rendere più snella la Legge sulle Aree naturali protette, il Senato ha, di fatto, indebolito la portata ânazionaleâ dei Parchi, accentuando lâinfluenza di interessi locali e logiche estranee alla corretta gestione del comune patrimonio naturale del Paese. Gravi passi indietro sono stati fatti per quanto riguarda la governance degli Enti Parco di cui viene stravolta completamente lâoriginaria funzione di raccordo e sintesi tra interessi locali e nazionali, tra conservazione e promozione del territorioâ.
âSe la Camera non cambierà radicalmente il testo approvato dal Senato, riavviando un proficuo confronto sui problemi, sulle possibili soluzioni e sulla visione per il futuro, il nostro Paese corre il rischio di fare grandi passi indietro in questo campo finendo oltretutto per avere Parchi solo nominalmente ânazionaliâ e Aree Marine Protette in mano ai soli Enti locali. Le Aree Marine protette devono diventare dei veri e propri Parchi Marini: è inconcepibile che mentre nel mondo si istituiscono Parchi marini straordinari lâItalia continui politiche di retroguardia nella tutela del suo patrimonio marino â conclude Donatella Bianchi -. La tutela dellâambiente è il presupposto stesso del nostro futuro e sul mantenimento del capitale naturale si basa ogni prospettiva di benessere: le aree naturali protette costituiscono al tempo stesso uno strumento di conservazione e un banco di prova per lo sviluppo sostenibileâ.
I punti critici evidenziati dal WWF rispetto al testo approvato al Senato e su cui si chiede di intervenire (come le Associazioni ambientaliste avevano già sollecitato al Senato) sono 1â la governance dei parchi con la mancanza di competenze specifiche per la gestione, la conservazione e la valorizzazione dei beni naturali e ambientali previste per la nomina del presidente e del direttore del parco e il difficile equilibrio nei Consigli direttivi con lâingresso nella componente riservata allo stato di rappresentanti del mondo agricolo e la scomparsa della componente scientifica; 2-le Aree Marine Protette per le quali, nonostante insistano sullâambito demaniale âper eccellenzaâ, il mare, non è previsto nessun ruolo nella gestione per lo Stato. Inoltre i loro Enti di gestione vengono trattati come enti di serie B; preoccupa il totale silenzio sul potenziamento della sorveglianza e delle dotazioni organiche dei Parchi drammaticamente insufficienti rispetto agli importanti compiti di difesa e valorizzazione di un patrimonio indisponibile dello Stato; 3-le Riserve Naturali dello Stato che anche quando sono comprese allâinterno dei Parchi Nazionali restano in capo al ministero delle Politiche agricole, con una evidente contraddizione gestionale; 4â la gestione della fauna; 5-il Piano del Parco, lâutilizzo dei loghi/marchi del Parco che deve essere omogeneo; 6âle royalties che devono confluire in un apposito fondo gestito dal ministero dellâAmbiente, dedicato ad attività di conservazione; 7-il silenzio assenso previsto dallâarticolo 12 del testo approvato dal Senato è un punto di estrema delicatezza che rischia di essere sottovalutato visto che come richiamano le considerazioni, più volte ribadite, della Corte di Giustizia Europea lâinteresse allâambiente sia di tale importanza da richiedere sempre unâespressa valutazione da parte delle autorità che dia conto dellâistruttoria svolta; infine, 8â lâistituzione del Parco del Delta del Po rispetto per il quale non era necessario una ulteriore previsione normativa (visto che la legge 394/91 escludeva esplicitamente la possibilità di due parchi nazionali e prevedeva, dopo il 31 dicembre 1993, lâistituzione di un Parco Nazionale). Visto che quel termine è da tempo scaduto si proceda subito allâistituzione di un Parco Nazionale.