La campagna elettorale per le elezioni amministrative di Nettuno è ormai iniziata da tempo e, tra candidati sindaco ufficiali o in corso di definizione, un tema sembra essere ricorrente: quello delle opere incompiute.

Nettuno, infatti, è una città che, purtroppo, vanta un piccolo record in merito alle strutture che, seppure iniziate o comunque col progetto approvato, non hanno ancora visto la fine.


Il centro natatorio
Progettato nei primi anni 2000 e con la costruzione iniziata tra il 2004 e il 2005, il centro natatorio del Loricina è una delle “grandi incompiute” nettunesi: a causa di un contenzioso con la ditta che stava svolgendo i lavori, il cantiere è stato fermato nel 2006 dall’allora commissione straordinaria che amministrava la città. Da quel momento, di acqua sotto ai ponti ne è passata: dieci anni, quattro amministrazioni (commissari straordinari, Chiavetta I, Chiavetta II e commissario prefettizio) e nessuna novità, con una vasca piena di acqua putrescente e spogliatoi mai terminati ormai nel degrado. Da demolire?


Gli alloggi popolari
In gergo tecnico, nel 2009, venne chiamato piano di zona. In realtà si tratta di case popolari che dovevano sorgere in zona Eschieto. Ventotto alloggi che avrebbero potuto dare respiro alle graduatorie comunali che, ancora oggi, non hanno visto la luce nonostante i tre milioni di euro di finanziamento regionale. Questioni di welfare?


Il teatro comunale
Simbolo delle incompiute, la “scocca” del teatro comunale in zona “Le Vele” è uno degli scheletri che simboleggia l’era Chiavetta. Progettato nei primi anni 2000, il teatro venne rimodulato nei posti e nella forma dal centrosinistra, coi lavori iniziati grazie a finanziamenti ottenuti dal centrodestra nel 2004. Poi, però, il denaro è finito - o è andato in perenzione - e i lavori si sono bloccati. Risultato: all’interno dell’edificio ci sono solo cemento grezzo e sporcizia, con gli infissi sono stati forzati. Cattedrale nel deserto?


Il multipiano
Dulcis in fundo, ecco il parcheggio multipiano di piazzale Berlinguer, perno della campagna elettorale del 2013, con il sindaco in carica - e candidato per il secondo mandato - Alessio Chiavetta che regalò pezzi di tufo come simbolo dell’avvio della costruzione della grande opera. Quella “buca” - che ancora oggi troneggia in pieno centro cittadino - non poteva però essere scavata: si era in presenza solo di una consegna dell’area per sondaggi archeologici e il progetto esecutivo - ancora oggi - non è stato approvato. Risultato: il project financing è stato tra le concause della fine dell’era Chiavetta e, da quasi tre anni, è tutto fermo. La regina delle incompiute?