Le cose indicibili, i dettagli non detti, insospettabili, sono ancora nell’ombra della brutta vicenda del tentato omicidio del maresciallo Gaetano Reina che per aver indagato sulle cooperative di Angelo Fanfarillo, si è beccato un’aggressione a sprangate. Eppure proprio adesso che è in corso il processo per tentato omicidio in danno di Reina, affiorano ulteriori elementi sul filone che il luogotenente della Finanza stava seguendo in quella primavera del 2014: le cooperative di Fanfarillo e forse anche quelle dei suoi amici, tra gli altri Buzzi, Carminati e, forse, anche Domenico Capitani. Il politico di Cisterna non è indagato nel procedimento di mafia capitale, negli atti è solo citato in una telefonata ma ora spuntano contatti tra Capitani e Fanfarillo; il figlio di quest’ultimo certamente è stato uno dei primi collaboratori di Domenico Capitani ai tempi in cui il politico di Cisterna guidava Gemma spa, la società che si occupava del recupero dei crediti e delle pratiche di condono del Comune di Roma. Una rete molto intricata e mai dipanata del tutto di cooperative gira attorno a questa vicenda come un’ombra scura. Forse prima di ogni cosa è importante ricomporre le caselle del tempo. E’ sicuro che Angelo Fanfarillo non sopportasse più i controlli del maresciallo della Finanza già dal 2009, l’epoca d’oro di molte coop di Cisterna che lavorano benissimo nel settore delle pulizie, dei rifiuti e del recupero del credito da imposte pubbliche.
A questi servizi si accede tramite gara e negli ultimi quattro anni qualcosa cambia, all’affare legato ai rifiuti se ne aggiunge un altro non meno lucroso, quello della gestione dell’emergenza immigrati e, soprattutto, rifugiati dove a pagare è il Ministero dell’Interno. I nomi che circolano sono sempre gli stessi.

Il servizio completo in edicola con Latina Oggi (10 aprile 2016)
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