La Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Economia e Finanze avevano fatto la cresta sui fondi destinati ai comuni che ospitano sui propri territori impianti nucleari, e anziché versare quanto previsto dal decreto legge 314 del 2003 avevano ridotto al 30% l’elargizione dei contributi per ridurre i carichi ambientali dovuti alla pesante servitù nucleare.
Era bastata una cattiva interpretazione di una successiva legge del 2004, la n.311, per trattenere il 70% del contributo e versare ai comuni soltanto gli avanzi.
Adesso, grazie ad una recentissima sentenza del Tribunale di Roma, la misura del contributo di ristoro ai comuni nuclearizzati torna ad essere quella del 100%, e per le annualità 2005, 2006 e 2007 al Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata condannata anche al pagamento della quota parte non versata. Una buona notizia per gli otto comuni italianiche assistiti dall’avvocato romano Xavier Santiapichi si sono visti riconoscere «arretrati» milionari ed assicurare lauti contributi per gli anni a venire. E’ stata invece una notizia dolorosa per il Comune di Latina, capofila dell’Ancin e promotore della class action tra il 2009 e il 2010, ma rimasto tagliato fuori dalle statuizioni della sentenza del giudice Corrado Cartoni. La ragione dell’esclusione? Semplice: il Comune di Latina non si è costituito in giudizio, benché sollecitato a farlo. Una colpevole omissione costata presumibilmente tra i 20 e i 25 milioni, euro più euro meno.

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