Tra le cose che restano dell’ultima campagna elettorale c’è anche il breve e neppure troppo utile elenco delle spese sostenute dai candidati. Dei partiti in campo hanno consegnato la relativa dichiarazione con le somme investite solo «Noi con Salvini» e Pd, il primo affermando di aver messo speso 2.442 euro, il secondo 12.535 euro, di cui 10mila come contributo della segreteria nazionale e il resto dalla segreteria comunale di Latina. La lista «Latina Popolare-Marilena Sovrani sindaco» ha dichiarato di non aver avuto spese. Non ci sono altre dichiarazioni nella relazione appena pubblicata dal Comune di Latina e che doveva essere la cartina di tornasole della trasparenza delle spese elettorali.
Per quanto l’ultima campagna per l’elezione del sindaco sia apparsa effettivamente assai più parsimoniosa rispetto alle precedenti che avevano segnato un trionfo di cene elettorali, appuntamenti mondani e feste allargate, non si può comunque risolvere il tutto con un investimento di poche migliaia di euro.
Solo i battage elettorali dei singoli candidati su radio, tv, giornali e cartellonistica ha superato quelle somme autodichiarate. Senza contare che mancano nell’elenco alcuni grandi partiti e la stessa formazione civica che ha vinto le elezioni, movimento che si è autoalimentato per molto tempo ma che alla fine ha investito in qualche modo, specialmente nella campagna per il ballottaggio.
La buona prassi di certificare le spese non è ancora diffusa e lo si capisce non solo dalle dichiarazioni consegnate in Comune a Latina ma anche negli altri enti locali dove si è votato la scorsa primavera.
Ogni volta che si guardano i numeri ufficiali delle spese elettorali si resta stupiti di quanto siamo capaci di risparmiare in propaganda e di quanto la sensazione degli investimenti in campo sia diversa dai numeri contenuti negli atti ufficiali. Incredibile ma vero e si ripete puntualmente ogni volta che si va a votare sia che si tratti di competizioni cosiddetti minori, come le comunali, che se si va alle urne per le elezioni regionali o per il rinnovo del Parlamento.