È un duro botta e risposta quello che ha avuto inizio nei giorni scorsi tra l'avvocato Andrea Bazuro, amministratore della “Comunione Eredi Scalfati”, e l'ex sindaco di Sabaudia Nello Ialongo. L’oggetto del contendere è la tutela del territorio, con la querelle nata a seguito di uno scambio di opinioni sull’iniziativa - in attesa di valutazione d’impatto ambientale - dell’Azienda Vallicola di realizzare una darsena per barche elettriche nell’ex avanotteria. «Sono anni – scrive Ialongo – che in diverse occasioni l'avvocato Bazuro tenta di mettere in cattiva luce quei lungimiranti amministratori comunali che nel lontano 1970, in tempi in cui i temi dell'ecologia venivano trattati nel chiuso di qualche aula universitaria, inserirono nel Prg il progetto di porto nel lago, commissionato da un sindaco (che era contemporaneamente direttore del Parco nazionale del Circeo) per corrispondere alle attese dell'intera comunità locale. Bazuro, che si vanta di aver letto al completo i poderosi incartamenti del nonno, ha sempre evitato di accennare al progetto di porto che l'avvocato Giulio Scalfati aveva fatto predisporre per contrastare il progetto comunale. Il progetto di Sabaudia, che prevedeva l'inedificabilità dell'intera riviera lacustre con ampie fasce di tutela, prevalse ottenendo il parere favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e fu finanziato per l'importo di due miliardi di lire dalla Regione Lazio quando era assessore regionale ai Lavori Pubblici Rodolfo Carelli. Il progetto di porto dell'avvocato Scalfati – aggiunge – destinava tratti di riva lacustre a insediamenti di carattere turistico e a strutture di servizio. Successivamente il Ministero dell’Agricoltura e le Foreste ha posto un problema di compatibilità ambientale e ha preteso il ritiro del progetto del Comune a seguito di sentenza della Corte costituzionale che esigeva l’approvazione del piano anche da parte del ministero dell’agricoltura e foreste». In merito alla darsena ecologica Ialongo non si dice contrario, ma aggiunge: «Non ho potuto fare a meno di rimarcare il reiterato tentativo di corrosiva polemica nei confronti di chi aveva cercato di realizzare un sogno (il porto turistico) della gran parte dei cittadini e turisti abituali di Sabaudia, oltre quarant’anni fa, nonostante che, in un contesto di più elevata sensibilità per i problemi ambientali, dalla Comunità degli eredi Scalfati è stata fatta elaborare una proposta progettuale mirata a realizzare un porto nel lago nei due punti sbagliati più esposti ai pericoli di erosione mentre quello del Comune su precisa indicazione dell’amministrazione doveva rispettare due requisiti, il più possibile a ridosso del Circeo senza intaccarne il patrimonio archeologico da tutelare e valorizzare col ripristino prioritario del canale neroniano dei cui guasti crescenti più di qualcuno dovrebbe essere chiamato a rispondere. Di tale intenzione sono venuto a conoscenza all’inizio del mio mandato di consigliere del Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Circeo, nel 2007, o poco tempo dopo, quando il Presidente dell’Ente Parco mi informò che tra le diverse proposte di valorizzazione del lago di Sabaudia pervenute al Parco c’era un progetto, preliminare o di fattibilità, avanzato dalla Comunità degli eredi Scalfati riguardante la realizzazione di un porto in località Caterattino. A suo tempo anche nel Comune di Sabaudia si era diffusa la notizia, destando sorpresa che venisse dagli autoproclamotosi difensori dell’ambiente. Capisco che all’avvocato Bazuro abbiano ceduto i nervi di fronte alla dimostrazione della sua doppiezza, per cui non si è fatto scrupolo di tentare, con metodi che non gli fanno onore, di screditare la mia persona. Senza un minimo di seria informazione, ha parlato di presunti eventi di speculazione edilizia di Sabaudia che sarebbero avvenuti negli anni 70 – 80, senza saper distinguere tra indirizzi sempre opinabili ed il rispetto di quelli legittimamente assunti. Ma avendo evitato di assumere serie informazioni, ottenebrato dalla mitizzazione dell’opera di difesa proprietaria, è caduto in un grave errore citando un periodo storico in cui si era affermata a Sabaudia sotto la guida di Carelli e mia personale una nuova classe dirigente animata da un preciso obbiettivo: perseguire lo sviluppo economico della comunità locale senza intaccare il patrimonio dei tesori ambientali, paesistici, archeologici e storici del territorio». A sostegno della sua tesi Ialongo cita l’approvazione del Prg che ha imposto l’inedificabilità sulle dune e sulle coste dei laghi per salvare le fasce costiere e altri interventi di tutela del territorio. Proprio in merito a tale questione, però, Anna Scalfati ha preso la palla al balzo e replicando alle accuse ha dichiarato: «La capacità rivendicata da questa classe politica nella tutela del territorio non l'ho vista. Per trent'anni non hanno fatto sostanzialmente nulla per l'ambiente e la prova è quanto ho trovato io al mio arrivo nel 2007». A farle eco anche Andrea Bazuro: «Ialongo parla di cose di cinquant'anni fa, confondendosi e attribuendole a chi ha in mano l'amministrazione del bacino da appena qualche anno. Le sue insinuazioni si basano, peraltro, su un "sentito dire", su notizie che "circolavano", circostanza che dimostra la superficialità del suo operato e la insussistenza delle sue affermazioni».