I giudici del Tribunale del Riesame hanno riservato un colpo di scena al caso del cantiere di via Ombrone dichiarando inefficace il sequestro preventivo di un mese fa, decisione che ieri ha portato alla rimozione dei sigilli. Non sembra trattarsi però dell’epilogo di una vicenda che potrebbe riservare nuovi colpi di scena: il dissequestro infatti è arrivato per un cavillo - un difetto di notifica a quanto pare - e il fascicolo è tornato in Procura al vaglio del pubblico ministero per le contromisure.
I sigilli erano stati apposti dagli agenti della Polizia Locale nell’ambito di dell’attività di ricognizione dei permessi a costruire rilasciati nel periodo compreso tra l’adozione dei piani particolareggiati e il loro recente annullamento per effetto della procedura avviata dal commissario straordinario Giacomo Barbato. Il parere espresso dai tecnici dell’ufficio antiabusivismo del Comune, chiamati in causa durante gli accertamenti, non aveva lasciato dubbi al Nucleo di polizia edilizia: venendo meno lo strumento urbanistico attraverso il quale era stata rilasciata la licenza edilizia, ossia il piano R-3 annullato, uno dei lotti sui quali insiste l’edificio è tornato alla destinazione originale, quella di verde pubblico. Il sequestro preventivo era stato poi convalidato dal giudice per le indagini preliminari, il quale aveva sollevato dubbi anche su una variante adottata dopo l’annullamento dei piani.
Mercoledì i giudici del Riesame non sono entrati nel merito delle esigenze cautelari, ma hanno reso inefficace il sequestro accogliendo l’istanza del difensore dell’impresa edile Corisma, l’avvocato Corrado de Simone, sollevata per un difetto di notifica. Lo stesso Riesame ha disposto la trasmissione degli atti nuovamente alla Procura, ma il legale dal canto suo osserva che, alla luce dell’inefficacia, l’organo inquirente non può adottare un nuovo sequestro. La difesa puntava sulla legittimità dell’intervento edilizio autorizzato con una regolare concessione urbanistica osservando una serie di dubbi sul contrasto tutto interno all’amministrazione locale tra l’iniziativa della polizia giudiziaria, quindi dei tecnici dell’antiabusivismo, e la posizione del dirigente comunale convinto della regolarità della licenza.