Non tutti gli ex amministratori di Latina Ambiente ci stanno ad essere accusati di gestione dissennata. Uno che non lo accetta è, per esempio, l’avvocato Giacomo Mignano, presidente del cda (designato dal socio pubblico) negli anni 2011 e 2012. «Non voglio dare consigli a nessuno - dice - ma sinceramente le affermazioni fatte sulla società mostrano un po’ di carenze cognitive. Fermo restando che questa amministrazione ha il diritto di gestire i rifiuti come e con chi vuole, non si può negare che il rischio default della Latina Ambiente è dovuto alla mancata ricognizione dei debiti-crediti e l’amministrazione non lo può negare. Esiste agli atti quanto emerso da un tavolo tecnico e dalla relazione spedita alla Corte dei Conti nel 2015, da cui si evince che il Comune deve alla Latina Ambiente 15 milioni. Poi, a maggio di quell’anno il consiglio comunale ha deciso di non proseguire con la partecipata e questo ha svalutato i crediti verso terzi, così si è arrivati al bilancio liquidatorio. Ma adesso o qualcuno dice che ciò che fu messo nero su bianco nella primavera del 2015 è falso e si indica anche chi ha scritto atti falsi, oppure si riconoscono quei crediti. E così finisce questa storia delle responsabilità dei vecchi amministratori. Io sono uno di questi e dal 2011 al 2012 ho ridotto di 5 milioni di euro le esposizioni della società. Se questa è una cattiva gestione mi sta benissimo».

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