Il mito è tornato in barca, scegliendo la solitudine del proprio lago. Lo ha fatto aprendo gli occhi ad un nuovo giorno, trovando modo e tempo per dire alla moglie: «Monica, che dici, ci riprovo?».
La scommessa è nata un attimo dopo e in tanti si augurano sia vincente. Alessio Sartori è del '76 ed il 13 novembre scorso, ha compiuto 39 anni. Tanti? Chissà, magari per l'anagrafe sì. Per il remo, forse no. A patto che di mezzo ci sia una volontà di ferro. La voglia di lavorare sodo e rinunciare a tutto. E questa volontà, conoscendo il personaggio del nostro racconto, c'è.
Cinque Olimpiadi condite da tre medaglie (un oro, un argento ed un bronzo), sette medaglie mondiali (tre ori, altrettanti argenti ed un bronzo), due a livello Junior (un oro ed un argento). Una delle leggende del canottaggio mondiale, vive dalle nostre parti ed è tornato a remare. Come se fosse al primo giorno di scuola. Come se il tintinnio dei suoi metalli preziosi, un suono pronto ad interrompere la quotidianità.
Oggi Alessio, comunque andrà a finire, è un uomo felice. Perchè è tornato a fare, a tempo pieno, quello che più gli piace: remare. «Abbiamo deciso a febbraio. Con mia moglie Monica ci siamo detti: 'che dici, ci riprovo?' E sono salito in barca, con il benestare del mio tecnico, Franco Cattaneo e del comandante, il Capitano Danilo Cassoni».
E poi?
«Avevo voglia di rimettermi in gioco, di vedere se il mio fisico poteva rispondere positivamente a determinate sollecitazioni».
Qual’è stata la risposta?
«Ce la posso ancora fare. Del resto, almeno nel mio caso, quando si è convinti che una cosa si può fare, è giusto provarci e non guardare in faccia a nessuno. L'ho fatto e, al momento, le cose stanno andando per il verso giusto. Ho ancora qualche difficoltà nel recupero. A 39 anni, determinati allenamenti non si digeriscono così facilmente. Però ho la fortuna di avere al mio fianco due guru dell'alimentazione e del recupero, Luca Lauretti e Franco Borsò. Loro, credetemi, mi stanno aiutando moltissimo».
Veniamo al dunque: Rio de Janeiro?
«Un obiettivo da raggiungere»
Con il quattro di coppia da qualificare nel maggio prossimo a Lucerna?
«Mi sono messo a completa disposizione dei tecnici federali. La mia esperienza di cinque Olimpiadi e, soprattutto, la mia voglia di rimettermi in gioco, per fare in modo che le cose vadano nel migliore dei modi, magari potrà essere utile».
Quindi?
«Proveremo a qualificare la barca, stiamo lavorando sodo anche e soprattutto per questo. Una barca alla quale mi sento particolarmente legato. La grande fortuna è lavorare in un gruppo diretto da grandissimi tecnici, da un uomo di canottaggio come pochi, il dottor La Mura e pieno di gente importante, di canottieri veri, di campioni».
La suggestiva idea di riproporre in Brasile il doppio Battisti-Sartori, un sogno o cosa?
«Non è mai facile, soprattutto a distanza di quattro anni, riproporsi a grandi livelli, a maggior ragione quando, uno dei due, in questo caso io, ha smesso per un po' di tempo. Con Romano siamo tornati in barca, stiamo provando e, devo dire, le sensazioni sono positive».
Sartori, però, a Rio de Janeiro ci andrà da assoluto protagonista.
«Se non c'era questo intento, non sarei di nuovo salito su una barca. Sono convinto di poter arrivare a disputare la mia sesta Olimpiade. O, quantomeno, di provare a farlo».
Matteo e Leonardo, i tuoi figli, cosa dicono?
«Mi spronano ogni giorno a fare sempre meglio».
Mamma Quirina e papà Antonio?
«Sono emozionati, lo sono ogni giorno di più».
E tua moglie Monica?
«Abbiamo in ballo una scommessa importante e complessa, ma preferirei non parlarne».