«Vista la mancanza di indicazioni relativamente ad azioni concrete da porre in essere e atte a consentire la redazione del piano di riequilibrio finanziario ipotizzato dal Consiglio e ripristinare così gli equilibri di bilancio venuti a mancare, l'unica strada che rimane all'amministrazione è quella del dissesto».
È questo uno dei passaggi fondamentali della relazione dei revisori dei conti del Comune di Ardea, all'interno della quale si prende atto che non esiste altra soluzione se non il default dei conti pubblici, vista la grave situazione finanziaria in cui versa la città.
A segnare il destino delle finanze locali sono stati soprattutto i debiti fuori bilancio emersi negli ultimi mesi (quasi cinque milioni di euro), ma anche l'alto rischio di soccombenza in diversi contenziosi (oltre sei milioni di euro) e l'impossibilità di far fronte anche alle più semplici spese correnti.

La genesi dei problemi
Secondo i revisori dei conti - Umberto Caldari, Lorenzo De Cesare e Gianfranco Soccorsi - le criticità sui conti pubblici ardeatini vanno ricercate nel passato. Innanzitutto, dalla relazione consegnata in Comune, emerge come un problema fondamentale sia da rilevare nelle mancate entrate legate alla riscossione dei tributi evasi: ad esempio, per il solo 2015, l'ente è riuscito a recuperare un "misero" 19.46% dell'Ici e dell'Imu non pagate, un altrettanto povero 21,70% della tassa sui rifiuti e un avvilente 5,16% di altri tributi. Se lo sguardo passa alla riscossione dei residui, la situazione peggiora sempre di più: nel 2015, su quasi due milioni di euro di residui al primo gennaio, si è arrivati all'incasso del 4,71% della cifra, con gli stessi residui arrivati a sfiorare i due milioni e mezzo di euro a fine anno. Simile discorso per il 2016.
«Nel periodo di commissariamento dell'ente (primi mesi del 2017, ndr) cominciavano ad apparire - scrivono i revisori - le prime problematiche, tant'è che già in sede di bilancio pluriennale 2017-2019 si evidenziavano difficoltà tali da rendere problematico il percorso che avrebbe dovuto portare all'approvazione dello stesso».

Risorse a zero
Con la necessità di accantonare cifre importanti nel fondo crediti di dubbia esigibilità, le risorse proprie dell'ente «garantiscono a malapena i servizi indispensabili». Tra l'altro, queste piccole risorse non sono immediatamente disponibili.
Basti pensare, secondo i revisori, al caso Salzare. Infatti, nel bilancio di previsione approvato dal commissario prefettizio, erano stati inseriti gli incassi a titolo di indennità di occupazione o alienazione dei fabbricati presenti negli oltre 700 ettari di uso civico. Solo quest'anno si sperava nell'incasso di 600mila euro, stimando in 1.700.000 quello del 2018 e in 2.400.000 euro quello del 2019. «A oggi - proseguono i revisori - non esiste una mappatura esaustiva dell'occupazione di tali aree e fabbricati. Quindi, se prima non avviene l'individuazione puntuale del soggetto contribuente, come può la macchina dell'incasso essere messa in moto?»

Il passaggio in aula
Queste e altre motivazioni, dunque, saranno al centro del Consiglio comunale convocato per le ore 10 del 21 dicembre prossimo: in quella sede l'assise civica discuterà la revoca della procedura di riequilibrio dei conti e la dichiarazione di dissesto economico-finanziario dell'ente.