Riportare la sinistra con i suoi valori ad essere protagonista nella politica italiana. E fare in modo di evitare quello che definisce l'inciucione, tra Berlusconi e Renzi. Pierluigi Bersani fissa gli obiettivi del 4 marzo per Liberi e Uguali, il movimento guidato da Pietro Grasso di cui lui è uno dei fondatori e padri nobili. Un Bersani che arriva e battezza questa serata pontina con una birra al bar in compagnia di Alfredo D'Attorre, Loredana De Petris e Fabrizio Porcari. Poi due chiacchiere veloci coi giornalisti, prima di tuffarsi nella sala del teatro Moderno, dove tutte le sedie sono occupate. la campagna elettorale è ormai agli sgoccioli e l'occasione è troppo ghiotta per non chiedere a Bersani se alla fine non ha ragione Renzi e che cioè il voto a Liberi e Uguali non farà altro che favorire la destra di Salvini più che di Berlusconi. Pierluigi Bersani va dritto al punto, premette «che la mucca ormai non è più in corridoio, sta in camera da letto, perché dove non va la sinistra, prima o poi arriva la destra». Spiega: «Hanno scoperto la destra, dopo che per anni ho lanciato l'allarme. Allora niente, mai una riflessione, mai un'autocritica, neppure quando abbiamo perso tre elezioni amministrative di seguito, neppure quando Roberto Speranza si è dimesso da capogruppo del Pd. E poi, cosa vogliono? Hanno fatto e votato loro (a colpi di fiducia) una legge elettorale proporzionale. Adesso ognuno avrà una sua rappresentanza e poi toccherà al Parlamento trovare una soluzione. A me preoccupa maggiormente l'ingovernabilità che deriva dal fatto che si è staccato un pezzo di Paese».
Dal palco Bersani va subito al punto: «Liberi e Uguali vuole riportare la sinistra ad essere protagonista, coi suoi valori e i suoi temi programmatici. Mi chiedono: ma perché te ne sei andato? Io non me ne sono andato, sono stato sempre qui. A sinistra». E giù applausi. Poi torna sul tema del lavoro Bersani, puntando l'indice contro la precarietà dilagante, contro il Jobs Act e l'abolizione dell'articolo 18.