Quello del randagismo è un fenomeno, purtroppo, sempre più in espansione. In particolare nei paesi della fascia collinare lepina ed ausona rischia di diventare un vero problema. Sotto diversi punti di vista: igienico, sanitario ed economico per le casse dei Comuni. È vero che il fenomeno si registra in particolare alla fine della stagione venatoria, quando molti cani, anziani e non più efficienti per l'esercizio della caccia, vengono abbandonati, ma anche durante la stagione estiva. Questo non significa, però, che negli altri mesi dell'anno cani randagi non si aggirino per le strade, soprattutto in prossimità dei cassonetti per la raccolta indifferenziata. Può anche capitare quanto successo a Priverno qualche giorno fa, quando un operatore ecologico, mentre si apprestava a scaricare un cassonetto nel compattatore, ha sentito dei guaiti e così è riuscito a salvare quattro cuccioli. Ma, a Maenza o a Roccasecca come a Sonnino il problema non è da meno. In ogni caso, il fenomeno del randagismo costa – come detto – anche alle casse comunali. Basta leggere la Determina del responsabile Ambiente del Comune di Sonnino di una decina di giorni fa. Non avendo il paese ausono, come tutti i centri collinari, strutture idonee, deve sistemare i randagi in canili autorizzati. E così ha dovuto impegnare, per il 2017, qualcosa come 35mila euro per il mantenimento e la custodia dei randagi catturati nel territorio comunale in una struttura abilitata - canile rifugio - di Latina. Una spesa non indifferente, che dovrebbe spingere i cittadini ad un più corretto comportamento con gli amici a quattro zampe.