“Spostato di un secondo”, solo un attimo più in là, c’è il Masini che guarda al futuro: è proprio questa l’essenza del primo estratto dell’album omonimo, uscito quest’anno in concomitanza con il Festival di Sanremo. Marco Masini cantautore fiorentino, ha partecipato alla kermesse della canzone italiana svariate volte, la prima nel 1990 classificandosi al primoposto nella sezione “Novità” con “Disperato”, l’anno successivo con il brano “Perché lo fai” piazzandosi al terzo posto. Nel 2004 si è presentato di nuovo a Sanremo con il pezzo che ha segnato il suo ritorno sulle scene, “L’uomo volante”, vincendo il Festival. E’ sempre forte in lui la voglia di dire, di raccontare, e di raccontarsi. E’ stato così anche l’altra sera, in occasione della tappa pontina dell’Instore Tour presso La Fetrinelli di Latina. Era presente un folto pubblico, e Masini ha concesso autografi, si è lasciato fotografare e ha soddisfatto le curiosità dei suoi fans.
Lo abbiamo incontrato anche noi.
Come si possono riassumere quasi 29 anni di carriera?
«Non si riassumono, si vivono e poi si mettono in una sorta di angolo della memoria da cui attingere per fare meglio e cercare di crescere sempre.»
Nella sua carriera c’è stato un momento difficile in cui si è ritirato dalle scene, come sono stati quegli anni di silenzio?
«Non sono stati anni di completo silenzio, io ho continuato a fare la mia vita e a scrivere. Ho dovuto per forza in quel momento ‘staccare’, poi grazie ad una certo orgoglio e all’affetto della gente ho deciso di pubblicare un’altra canzone, “L’uomo volante”, che mi ha dato tante soddisfazioni e lo stimolo giusto per proseguire».
Lei è un cantautore che ha scritto testi anche per altri artisti: c’è una canzone che avrebbe voluto interpretare lei stesso?
«No, perché quando senti una voce e scrivi qualcosa proprio per quella voce; o viceversa quando scrivi qualcosa e senti la voce ideale per interpretarla, tutto è perfetto».
Parliamo del suo ultimo singolo con cui è tornato sul palco dell’Ariston. Qual è il messaggio che affida alla musica?
«Io non lancio messaggi precisi. Racconto frammenti di vita, alcuni dei quali mi appartengono. Credo che attingere dall’autobiografia sia il sistema migliore e più immediato per scrivere, anche se certamente, nel corso degli anni mi sono evoluto nel comporre. Il messaggio penso sia legato all’interpretazione altrui che è libera in ogni forma di pensiero. Le canzoni sono belle anche per questo non crede? Per la possibilità che offrono di immedesimarsi in una storia».
Il prossimo progetto di Masini artista? E quello di Marco?
«Sono la stessa persona. Io vivo per progettare un’emozione e catturarla quando nasce spontanea. Sì, quello che vivo cerco di tramutarlo in musica e parole, e non dimentico mai di osservare anche le esperienze altrui per trarre spunti e nuove riflessioni».