Un immobile condonato nel 2002, che insisteva su un terreno gravato da uso civico, dunque di proprietà della collettività. E l’alienazione di quel terreno, avvenuta solo nei giorni scorsi. Grida al pasticcio il gruppo consiliare del Partito democratico sulla recente approvazione, in Consiglio comunale, di una richiesta di alienazione di un terreno di uso civico a Calcatore. La vicenda è contorta, e in aula il capogruppo Alessandro Di Tommaso l’ha ricostruita e ha chiesto conto all’assessore all’Urbanistica.

La vicenda
L’alienazione riguarda un terreno ad uso civico su cui insiste una casa. Un immobile inizialmente abusivo, condonato nel 2002 dopo una richiesta fatta nel 1996. Tutto bene? «No», spiega Di Tommaso. «Devono spiegarci come sia stato possibile all’epoca condonare un immobile abusivo se il terreno è di proprietà pubblica. Se condono doveva esserci, avrebbe dovuto seguire contestualmente l’alienazione, come prevede la legge. Non 14 anni dopo».

I due richiedenti
Di Tommaso rileva anche un’altra stranezza. A chiedere di sanare l’immobile nel 1996 furono gli occupanti di allora, mentre a chiedere l’alienazione oggi sono altre persone. «Ci chiediamo in che forma ci sia stato questo passaggio, e di nuovo dove sono i passaggi dell’immobile da una persona all’altra. L’assessore parla di una scrittura privata. Sta di fatto che parliamo di una procedura slegata, con molti profili dubbi».

Perizie al ribasso
Di Tommaso, ma anche il consigliere di Forza Italia Augusto Basile, hanno infine notato che l’ultima perizia sul valore del terreno è di 10 mila euro. Novemila euro in meno della prima, fatta da altro perito, che valutava il terreno 19 mila euro. Perché questo cambiamento? «Un terreno d’uso civico con un’abitazione sopra non può scendere di prezzo, semmai salire», spiega Di Tommaso, che infine chiede di sapere, anche dopo l’approvazione dell’atto, in quale capitolo di bilancio saranno iscritti i soldi che saranno pagati dal privato. «In nessuna delibera è stato scritto», dice. «Sappiamo solo che questa alienazione è arrivata di corsa in commissione e poi in Consiglio. Da sola. Perché non discuterne altre, che pure sono in attesa? Altro mistero».