Chissà quante volte sarà capitato e quante altre volte, purtroppo, succederà. Ma ogni volta che ci si scontra con i disagi legati al malfunzionamento della sanità si tocca con mano l’odissea a cui sono costretti gli utenti dei servizi ospedalieri. L’ultima storia di ordinaria disorganizzazione arriva dal “Fiorini”, i fatti si sono verificati nei giorni scorsi: tutta colpa di un macchinario obsoleto che si rompe e tutti a casa. Alcuni giorni fa un utente, il quale aveva già prenotato per la mattina un’ecografia addominale, si è presentato di buon’ora in corsia. È affetto da una grave patologia e il test clinico è soltanto il primo di una serie di esami a cui deve sottoporsi. Come previsto per questo tipo di ecografie, il paziente ha dovuto seguire un protocollo ben preciso: cena frugale, nessuna colazione, l’obbligo di bere almeno un litro e mezzo di acqua di primo mattino. L’utente, manco a dirlo, rispetta alla perfezione le prescrizioni imposte perché non può fare diversamente e si presenta puntualissimo in ospedale per sottoporsi all’esame diagnostico. Ovviamente per farlo ha anche preso un giorno di ferie. Ma, arrivato in corsia, ecco la notizia: «Il macchinario è rotto, gli accertamenti non si possono effettuare». Apparato tecnico rotto, personale impossibilitato a lavorare: tutti a casa. E pensare che c’era chi era arrivato a Terracina da fuori città. «Non sarebbe bastata una telefonata per avvertire del disservizio?» si chiede il paziente. Con l’auspicio che il macchinario venga riparato quanto prima e che i nuovi vengano fissati a stretto giro. Altrimenti, come sempre più spesso capita, non resta altra scelta che rivolgersi alle strutture private. Prenoti, paghi e in pochi giorni si hanno i risultati che servono.Â