C’era una volta la finanza a rischio da neutralizzare. E invece sono ancora in pancia alle casse comunali i tre contratti di finanza derivata altrimenti chiamati “Interest rate swap”, quei rompicapo tanto in voga nei primi anni 2000 coi quali il  Comune ha deciso di ristrutturare il debito.

In buona sostanza si tratta di prestiti la cui restituzione a rate per un primo periodo è stata concordata a tasso fisso, ma da un certo momento in poi ha legato il tasso d’interesse all’andamento del mercato internazionale. Il debito ristrutturato con gli Swap è di 65 milioni di euro diviso in tre istituti di credito.

Il 12 febbraio scorso il dipartimento finanziario sembrava in procinto di chiudere la partita rilevando come «da notizie avute dai mercati finanziari e dalle banche per il 2015 si prevede una perdita». E non è un caso che, dal 2014 in poi, l’ente ha accantonato in bilancio ben 2,6 milioni di euro, soldi sufficienti a liquidare gli interessi alle banche e uscire dai contratti. Così almeno sembrava con il commissario straordinario Erminia Ocello. Da quel momento, però, sebbene i soldi si siano accantonati, peraltro togliendoli altrove, ad oggi ancora siamo con i contratti in pancia e non è detto che non si rischi una perdita. Da specificare, peraltro, che gli “Interest rate swaps” per il Comune di Terracina si sono rivelati davvero poco dannosi e, per certi versi, vantaggiosi. Con la “scommessa” sul superamento o meno della soglia del tasso di interesse, collegata all’andamento di un indice di mercato, l’ente ha incassato circa 800 mila euro negli anni. Ma la roulette potrebbe cambiare verso per stessa ammissione del dipartimento finanziario. Cosa si aspetta, dunque? Lo scorso anno sembrava vicino un accordo con i tre istituti di credito per sciogliere i contratti. L’altra strada possibile - come chiesto peraltro da alcuni esponenti della ex opposizione - fare causa e andare in tribunale, contestando la natura fumosa dei contratti. Il rischio di una perdita è sempre dietro l’angolo.