Sono arrivate come un fulmine a ciel sereno già nel mese di ottobre e ora stanno ricevendo per tutta risposta diffide e ricorsi. Sono le richieste della Regione ai Comuni appartenenti a suo tempo al Consorzio acquedotti riuniti Aurunci la direzione regionale Risorse idriche sta intimando agli enti di pagare i crediti che l’ex Cara, che gestiva le infrastrutture idriche e che oggi è commissariato e inadempiente ha maturato con la Regione, e che ammontano a circa 6,4 milioni di euro. Secondo gli uffici della Pisana il credito deve essere rifuso dai 70 Comuni che hanno costituito il consorzio, distribuito in base agli abitanti. A Terracina il ricorso è in fase di preparazione da parte dell’avvocatura comunale, su una richiesta della Regione di quasi 800 mila euro. Ora tocca ai Comuni di San Felice Circeo e Fondi, i quali proprio ieri hanno approvato una delibera nella quale, dopo la formale diffida a sospendere in autotuela la determina della Regione sulla base di un orientamento della Corte dei Conti che esclude “il soccorso finanziario”, hanno incaricato l’avvocato Alfredo Contieri del foro di Napoli di impugnare gli atti. Il piccolo centro del Circeo, in stato di dissesto finanziario, secondo la direzione regionale deve pagare per conto dell’ex Cara, 370 mila euro, mentre a quello di Fondi vengono chiesti 307 mila euro. Questo in base agli abitanti del 1996. Non saranno solo questi i Comuni che si opporranno alla determina, ma intanto sono loro che sostengono a gran voce una tesi: i Comuni «hanno già versato quanto dovuto al Cara». L’avvocatura comunale di Terracina sostiene, peraltro, che la Regione non abbia alcun titolo su cui rivalersi per esigere il credito.

Uno dopo l'altro tutti i Comuni raggiunti dalle richieste di soldi stanno facendo ricorso. Nei giorni scorsi è arrivata l'adesione dei Comuni di Monte San Biagio e Itri Gli esecutivi guidati rispettivamente dal sindaco Federico Carnevale e Antonio Fargiorgio hanno affidato anche loro l’incarico legale all’avvocato Alfredo Contieri per impugnare la determinazione dirigenziale con cui la Regione ha chiesto ai Comuni il pagamento dei debiti del Consorzio per gli acquedotti riuniti degli Aurunci. 

Per capire il motivo per il quale la Regione nel 2016 si ricorda di chiedere i soldi ai Comuni, bisogna comunque ricostruire tutta la storia. Le opere acquedottistiche nel territorio pontino sono state realizzate con i soldi della Cassa per il Mezzogiorno ma nel 1983 sono stati trasferiti alla Regione, dove tra gli altri operava il Cara. La Regione, per l’adduzione delle portate idriche, tra il 1983 e il 2004 ha sostenuto spese per un totale di 6.379.643 euro, spese che non sono mai rientrate. E ora che il Cara non ha più una sede ed è inadempiente, la Pisana punta a recuperare i soldi dai Comuni che quel consorzio costituivano. Una bella grana che rischia di svuotare le già esangui casse dei municipi, ma soprattutto che si preannuncia come una lunga battaglia giudiziaria.