A oltre dieci anni dai fatti per cui vennero indagati, si è concluso soltanto ieri il processo di primo grado nei confronti di tre terracinesi finiti in tribunale con la pesante accusa di tentato omicidio. La difesa ha provato fino all’ultimo a giocare la carta di derubricare il capo di imputazione in lesioni ma il collegio giudicante è rimasto fermo sull’ipotesi di reato da cui ha avuto origine il processo. 

Il 42enne Andrea Belviso, il 40enne Riccardo Di Meo e il 29enne Matteo Lombardi sono stati condannati a 4 anni e 8 mesi ma gli avvocati (il collegio difensivo era rappresentato dai legali Massimo Basile, Maurizio Bianchi ed Enrico Cellini) ha già preannunciato a vario titolo un ricorso in Appello per chiedere di rivedere la pronuncia dei giudici di primo grado. I fatti, come detto, risalgono all’estate del 2005 quando - secondo l’accusa - il gruppetto aggredì un cittadino romeno all’esterno di un albergo di Terracina. Le indagini della polizia avevano quindi portato a identificare i presunti responsabili.

Da lì, lentamente, lo svolgimento di un processo che ha visto più volte cambiare il collegio penale, formato ieri dal presidente Pierfrancesco De Angelis, a latere Zampi e Bortone. Tra un rinvio e l’altro, sono stati ascoltati i testimoni e, tra gli altri, il Ctu nominato dal tribunale, il medico legale Maria Cristina Setacci. Tra i punti più controversi, infatti, la necessità di definire la gravità della ferita riportata dalla vittima, all’altezza dell’intestino, provocata da una lama.

La perizia aveva escluso che la ferita avesse causato lesioni mortali. A ogni modo, ieri la conclusione del processo con la sentenza emessa nel primo pomeriggio dopo la richiesta del pm Cristina Pigozzo. I giudici hanno formulato una sentenza di 4 anni e 8 mesi. Entro 90 giorni le motivazioni, dopodiché - come anticipato dalle difese - il ricorso in Corte d’Appello.