Non c’è niente di strano. Però è strano che di fronte a quanto accaduto il 26 dicembre scorso in piazza Garibaldi dal palazzo di piazza Municipio arrivi solo un grande silenzio. Non c’è niente di strano, perché in un Comune in cui viene chiamato un commissario a gestire l’ordinario, un fatto straordinario come la morte di un giovane in pieno centro probabilmente non è contemplato. E prende tutti alla sprovvista, anche i più attenti funzionari.

Però al contempo è strano, perché proprio nei momenti in cui la città si scopre nuda - e questo è senz'altro uno di quei momenti - dall'istituzione si vorrebbe sentire pronunciare delle parole. Che magari sono sempre quelle, sempre le stesse, ma sono anche le uniche. L'alternativa è il silenzio. La cittadinanza, senz'altro scossa dal centro alla periferia, si trova a galleggiare in un rumore bianco, cercando di capire dai giornali e dalle notizie web cosa accade.

Complici probabilmente le festività natalizie, dalla sala stampa del Comune non è arrivata una parola di cordoglio per la famiglia del giovane Bellomo, non sono arrivati impegni da assumere per una maggiore sicurezza, per la videosorveglianza, per una politica della prevenzione. Sarebbero state, certo, magari frasi fatte. Ma il silenzio non è meglio: fa inevitabilmente percepire ancora di più il vuoto che un gesto assurdo come quello compiuto il 26 dicembre scorso lascia in chi assiste, inerme, allo scorrere degli eventi.

Non è certo colpa dei commissari se regna il silenzio. Un morto ucciso in strada è sempre qualcosa di imprevisto e inspiegabile e spiazza. Ma mentre in pochi giorni le forze dell'ordine stringono i cerchio sui presunti responsabili, una parola, una presenza, una garanzia di governance da parte del Comune, che guida, gestisce e decide come spendere i suoi soldi, era dovuta a questa cittadinanza. Che tra un dissesto, un commissariamento politico e lo svelarsi di questi spaccati sociali continua a pagare un prezzo altissimo. E invece niente. Terracina di fronte all'assurdo, resta sola col suo silenzio.