Gli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano che si stanno occupando della vicenda del rinnovo del Consiglio di amministrazione di Acqualatina sono già avanti con il lavoro di acquisizione di materiale ed informazioni ritenuti utili per la comprensione della dinamica dell’iter intrapreso il 23 aprile 2015 e concluso soltanto il 14 dicembre scorso con la nomina dei componenti del nuovo Cda aziendale e del nuovo Collegio dei revisori dei conti. Si tratta di una indagine tutta incentrata sugli aspetti politici del caso, e che punta a stabilire se vi siano state condotte censurabili, all’esterno della compagine aziendale di Acqualatina, che abbiano potuto condizionare il libero espletamento delle incombenze gestionali all’interno della spa.
Il momento cruciale su cui si concentra l’attenzione della Procura è quello delle dimissioni di tre consiglieri comunali di maggioranza del Comune di Terracina, avvenute il 6 maggio 2015, che consentirono di raggiungere il numero di tredici dimissionari con cui venne automaticamente determinato lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Terracina.
Secondo una denuncia presentata pochi giorni dopo dal decaduto sindaco Nicola Procaccini, lo scioglimento anticipato dell’amministrazione era stata voluta e provocata dai vertici di Forza Italia, allo scopo di impedire la presenza del Comune di Terracina nelle votazioni in seno all’assemblea dei soci di Acqualatina che si apprestava ad eleggere il nuovo Consiglio di amministrazione.
Una tesi che poche settimane dopo avrebbe trovato ulteriore accreditamento nello scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Latina. Terracina e Latina sono effettivamente i Comuni che nell’assemblea dei soci di Acqualatina esprimono la quota maggiore di voto ponderato (19%), e che all’interno del pacchetto di maggioranza della spa riescono ad orientare le decisioni della parte pubblica. Inoltre, all’epoca dei fatti, entrambe le amministrazioni erano rette da sindaci di Fratelli d’Italia, partito opposto a Forza Italia.
Una ricostruzione dei fatti che voglia ravvisare in questi eventi politico-amministrativi la strategia che avrebbe portato Forza Italia a confermare la propria egemonia sulla dirigenza di Acqualatina ha un senso, ma non sarà agevole per la Procura arrivare a stabilire che le dimissioni dei tre consiglieri di Terracina siano state pilotate, o addirittura «comprate», per portare a termine con successo la scalata ai vertici della spa che gestisce il servizio idrico in provincia di Latina.
Tanto più che bisognerebbe avere la prova di un eventuale scambio di utilità tra i dimissionari e coloro che li avevano convinti a lasciare la maggioranza e far cadere l’amministrazione di cui erano componenti. Un intreccio abbastanza verosimile e perfino avvincente che potrebbe tradursi in una ipotesi investigativa di voto di scambio.