PALERMO (ITALPRESS) – “Innumerevoli volte come ANCI Sicilia abbiamo denunciato al governo nazionale e al governo regionale l’insostenibilità per i comuni siciliani dell’attuale quadro normativo, sia sotto l’aspetto della sostenibilità finanziaria, sia sotto numerosi altri profili che riguardano la gestione delle crisi finanziarie, le regole sulle assunzioni del personale, attuazione dei fabbisogni standard e, in generale, altre norme che impattano con le specificità che caratterizzano gli enti locali dell’Isola. Si è, di fatto, assistito a un frettoloso abbandono del criterio della finanza derivata che, anche a seguito della mancata applicazione della legge 42 del 2009 sul federalismo fiscale, ha accentuato il divario territoriale tra le regioni e gli enti locali del Paese”. Lo afferma il presidente dell’Associazione dei comuni siciliani, Leoluca Orlando.
“A ciò – continua – si aggiunga che il confronto istituzionale tra il governo nazionale e la Regione Siciliana, già di per sè altalenante e cangiante, non ha mai contemplato un coinvolgimento degli enti locali o un’attenta valutazione delle esigenze di questi ultimi. In dieci anni si è passati da trasferimenti regionali e nazionali adeguati, a enormi difficoltà nella gestione dei tributi locali anche a causa dell’inadeguatezza della società regionale di riscossione dei tributi, ovvero Riscossione Sicilia”.
“Abbiamo denunciato – continua Orlando – la necessità di un confronto strutturato e duraturo tra Stato, Regione Siciliana ed enti locali per affrontare le numerose criticità che hanno trasformato l’Isola nella regione con il più alto numero di comuni in crisi finanziaria tra dissesti e pre-dissesti, comuni strutturalmente deficitari, comuni che pagano in ritardo i debiti commerciali o che, nella maggior parte dei casi, approvano gli strumenti finanziari dopo la scadenza dei termini. Abbiamo segnalato questa emergenza e tante altre criticità in termini di carenza di figure professionali nei servizi finanziari, negli uffici tecnici e nei servizi sociali, segnalando anche che le attuali norme in materia di assunzione del personale degli enti locali hanno ulteriormente aggravato la condizione dei comuni siciliani, legando le possibilità assunzionali alle capacità finanziarie degli enti. Abbiamo evidenziato l’anomalia derivante dal mancato recepimento in Sicilia delle norme, vigenti nel resto d’Italia, in materia di incentivi all’associazionismo fra i comuni. L’ANCI Sicilia su tali temi ha inviato al governo nazionale e al governo regionale in numerose occasioni note formali, documenti e anche mozioni approvate all’unanimità dall’assemblea degli enti locali anche nell’ottobre del 2019”.
“Se il 2020 a causa della pandemia – aggiunge il segretario generale dell’ANCI Sicilia, Mario Emanuele Alvano – è stato un anno anomalo sotto molti profili e, tra questi, anche quello dei rapporti finanziari tra Stato e comuni, caratterizzati da imponenti trasferimenti finanziari finalizzati a coprire le minori entrate degli enti locali, il 2021 appare peggiore del 2019 visto l’aggravarsi delle criticità sul piano della riscossione dei tributi locali. Si pensi al travagliato percorso dell’applicazione anche in Sicilia dei fabbisogni standard che, anzichè consentire ai comuni siciliani di recuperare terreno sul piano della garanzia dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e in assenza di trasparenza sulle variabili individuate, vorrebbe limitarsi nei fatti a storicizzare il livello dei trasferimenti senza tenere in alcun conto delle capacità fiscali dei territori”.
“Le risposte che sono arrivate a livello nazionale e regionale – continua Alvano – sono state del tutto inadeguate e, in alcuni casi, paradossali. Si pensi alla norma prevista nell’ultima Legge di Bilancio con la quale sono stati stanziati 100 milioni di euro in favore di tutti i comuni in crisi finanziaria ad eccezione di quelli siciliani (commi da 775 a 777 della legge 30 dic. 2000 n.178). Si pensi alle risorse stanziate per assunzioni di assistenti sociali, in deroga alle norme in materia di personale, destinate solamente ai distretti socio-sanitari nei quali c’era già una minima presenza di tali figure, lasciando del tutto privi di finanziamento quegli ambiti dove si registravano ridottissime presenze di tale personale (art. 1 comma 797 della legge 30 dicembre 2020 n.178). A ciò si aggiungono le numerosissime previsioni normative con specifiche finalità che erogano risorse finanziarie in favore degli enti locali con maggiore capacità di progettazione escludendo, di fatto, in maniera paradossale gli enti in difficoltà. Si pensi alla scelta del governo regionale che nella Legge di Stabilità 2020 ha previsto significative risorse attraverso un Fondo perequativo per consentire riduzioni ed esenzioni di tributi locali in favore degli operatori economici e risorse per investimenti rispetto ai quali a tutt’oggi, a distanza di oltre un anno, non si hanno ancora adeguate informazioni sul loro utilizzo”.
“Il fatto che gli enti locali dell’Isola necessitino di un’attenzione specifica – aggiunge Orlando -, sia sotto un profilo finanziario, sia sotto un profilo normativo, è dimostrato dal mancato allineamento alle norme regionali in materia di ordinamento degli enti locali con le norme nazionali in materia finanziaria e sul personale, e dalla necessità, che si è verificata più volte nel corso degli anni, di prevedere rinvii del termine di approvazione dei bilanci o solo per i comuni siciliani o per tutti gli enti ma giustificate da specifiche esigenze dei comuni siciliani (Conferenza Stato-Città nella seduta straordinaria del 30 settembre 2020)” “Sono troppi i record negativi che caratterizzano gli enti locali dell’Isola, – spiega il segretario generale dell’Associazione dei comuni siciliani- come testimoniano prestigiose istituzioni di ricerca (tra cui il rapporto ‘Ca Foscari sui comuni 2020. Il governo locale: modelli ed esperienze in Italia e in Europa”). Si tratta di dati puntuali e consolidati che rappresentano un dato strutturale e stratificato che non può in alcun modo essere attribuito agli attuali amministratori locali, ma che rappresenta semmai la spia di una macroscopica carenza della normativa vigente”.
“Di fronte all’insensibilità delle altre istituzioni – conclude Leoluca Orlando – rispetto ad una condizione che pesa esclusivamente sui sindaci e i cui effetti però sono pagati dai cittadini e dalle imprese in termini di qualità dei servizi, l’ANCI Sicilia ha deciso di avviare una mobilitazione che andrà avanti finchè i comuni non riceveranno risposte adeguate. Sotto questo profilo la scelta di adottare una formale delibera di giunta e di sospendere le procedure per l’approvazione del bilancio, sono il primo passo per fare emergere le tante incongruenze dell’attuale quadro normativo e per ridare agli enti locali e agli amministratori la dignità istituzionale che meritano. Le iniziative in vista del 2 giugno hanno, pertanto, come primo obiettivo quello di determinare un fattivo confronto per attuare correttivi finanziari e normativi che interrompano questo trend negativo che ha come effetto immediato delle crisi finanziarie degli enti quello di contribuire al peggioramento della qualità della vita del cittadino e all’ulteriore disincentivo nei confronti degli operatori economici che vogliono investire in Sicilia”.
In particolare si ricorda che le prime iniziative deliberate dall’ANCI Sicilia nelle sedute di Consiglio regionale del 25 e del 28 maggio sono: ‘Rispettosa partecipazione dei sindaci alle celebrazioni della Festa della Repubblica ma contestuale sospensione delle procedure di approvazione dei bilanci (i cui termini scadranno il 31 maggio) fino a quando non si otterranno risposte concrete dal Governo nazionale e dal Governo regionale e finchè non si avvierà un confronto serio e serrato che ridia dignità alle comunità senza abusare del senso di responsabilità dei sindacì; approvazione di una delibera in cui si spiegano le ragioni per cui non è possibile formulare i bilanci. La stessa sarà poi inviata alla Corte dei Conti e agli organismi nazionali e regionalie sottoposta anche all’attenzione dei 9 prefetti dell’Isola; pubblicazione nei siti istituzionali dei comuni dell’art.114 della Costituzione: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato” per ricordare il ruolo dei comuni e la dignità istituzionale degli amministratori; convocazione, entro 10 giorni, dell’Assemblea dei sindaci per definire ulteriori iniziative.
(ITALPRESS).