Roma, 23 ago. (Adnkronos/Labitalia) - La natura residuale dell’insieme di lavoratori afferenti alla ‘gestione separata’ è ben evidente analizzando la loro straordinaria eterogeneità: un mix tra collocazioni marginali, nuove professionalità, indipendenti effettivi, figure senza soverchio bisogno di tutele (amministratori di grandi aziende), giovani a cavallo o in transizione tra formazione e lavoro (dottorati, medici specializzandi), come anche mestieri tradizionali (venditori porta a porta). La riforma previdenziale del 1995 ha costruito questo fondo con l’obiettivo di collocarvi tutti coloro che non avevano un’altra sede previdenziale ‘naturale’ (e pubblica): in altre parole tutti coloro che il regime precedente - il welfare di impianto fordista - non aveva nemmeno visto o non aveva preso in dovuta considerazione. E’ quanto si legge nel Rapporto annuale dell’Inps.

La ‘gestione separata’ è stata dunque una tappa importante nella costruzione di un impianto universalistico e nell’unificazione del trattamento previdenziale del mondo del lavoro, anche se si è trattato di un processo tutt’altro che lineare e concluso.

Si distinguono due grandi gruppi, divisi dall’operare o meno con partita Iva. I liberi professionisti con partita Iva ma senza Cassa previdenziale propria: si tratta essenzialmente di professioni relativamente nuove, non riconducibili ai tradizionali gruppi. Avvocati, notai, geometri, ingegneri etc. organizzati in ordini professionali con propria cassa previdenziale. L’ultimo dato amministrativo disponibile a consuntivo al momento della redazione di questo Rapporto è relativo al 2019: si tratta di 402.000 lavoratori.

Nel secondo gruppo ci sono gli iscritti senza partita Iva, diminuiti dell’1,7% tra il 2019 e il 2020, scendendo da 948.000 a 932.000 lavoratori (di questi il 32% nel 2020 ha percepito l’indennità di sostegno anti Covid-19). Si tratta di un insieme eterogeneo al cui interno distinguiamo quattro categorie: - gli amministratori: sono il gruppo più numeroso. Nel 2020 sono 549.000, in aumento rispetto al 2019 (+0,7%). Si tratta del vasto mondo di incarichi aziendali, soprattutto nelle società di capitali e nelle società a responsabilità limitata, quindi amministratori unici, sindaci, revisori dei conti etc.

Per una parte di essi si tratta del lavoro principale e quindi sono veri e propri imprenditori; per altri si tratta di impegni accessori o complementari. Sono caratterizzati da una schiacciante prevalenza della componente maschile (quasi l’80%) con età media avanzata. Gli esclusivi sono 210.000: si tratta essenzialmente di amministratori di impresa. Tra il folto gruppo di titolari anche di altra assicurazione si distinguono i lavoratori autonomi (210.000 tra commercianti e artigiani) e significativi sono anche i dipendenti (55.000) e i pensionati (51.000).

I collaboratori in senso stretto rappresentano il gruppo che era stato dimezzato dal jobs act (nel 2014 aveva una consistenza di 530.000 unità); nel 2020 la pandemia ne ha provocato un ulteriore ridimensionamento, infatti è diminuito del 5,4% scendendo da 283.000 nel 2019 a 268.000 nel 2020. Include le fattispecie più note a livello giornalistico, spesso identificate come il parasubordinato tout-court: collaborazioni coordinate e continuative, collaborazioni a progetto. In questo gruppo prevale la componente femminile. Per tre quarti (202.000) si tratta di esclusivi, quindi senza altre coperture. In oltre il 90% dei casi ha un solo committente e solo una frazione modesta (46.000) evidenzia una con-dizione reddituale tale da assicurarsi copertura previdenziale per un anno intero.

I soggetti in formazione post-laurea sono 88.000 nel 2020, in diminuzione rispetto al 2019; gli andamenti sono oscillanti di anno in anno in funzione delle decisioni pubbliche in merito alle borse disponibili. Si tratta di dottorandi con borsa di studio, assegnisti e borsisti di vario genere, medici specializzandi: figure ibride, impegnate in attività in cui il confine tra formazione e lavoro può essere difficilmente identificabile. Queste figure non sono quindi titolari di un vero e proprio rapporto di lavoro ma comunque per esse è stato costruito un regime di tutele previdenziali (pensionistiche e non) che, di fatto, li assimila a lavoratori. Tra questi soggetti prevale la componente femminile e ovviamente si tratta di giovani, soprattutto ventenni e trentenni.

Nel caso dei medici hanno anche altra assicurazione in quanto comunque iscritti all’Ordine professionale. Trattandosi di condizioni continuative e regolate da redditi fissati normativamente, danno luogo ad accrediti tendenzialmente lunghi: oltre la metà si trova l’intero anno accreditato;

Un gruppo residuale di altre tipologie che nel 2020 riguardava 27.000 persone, trattandosi soprattutto di venditori porta a porta (16.000), essendo ormai praticamente estinta la figura degli associati in partecipazione (erano 84.000 nel 2014).