Milano, 11 giu. (Adnkronos Salute) - "Il 41% delle morti totali registrate nella fascia d'età over 70 nel primo quadrimestre 2020, durante la pandemia di Covid-19, si è verificato in Rsa" per quanto riguarda il territorio dell'Ats Città metropolitana di Milano (che comprende anche Lodi, uno degli epicentri del contagio da nuovo coronavirus). Una percentuale inferiore a quelle rilevate in altri Paesi colpiti altrettanto duramente da Sars-CoV-2. E' il dato riportato nello studio realizzato dall'Agenzia di tutela della salute, su cui si basa un confronto operato dagli autori con quanto accaduto nel resto del mondo.

Confronto dal quale emerge che "in Spagna", alla prima decade di maggio "venivano segnalati 5.400 decessi in casa di riposo, pari al 66% dei decessi totali. Così come in Belgio a metà maggio le statistiche ufficiali riferivano alle cosiddette Long term care facilities, strutture simili alle italiane Rsa, il 51% dei decessi totali con una proporzione di casi Covid confermati pari al 23%". A fare il punto è Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell'Ats milanese. Ancora, si citano fra i vari Paesi la Francia dove la percentuale in questione è del 50%, e la Svezia con il 45%.

Il rapporto presentato oggi propone, spiegano gli autori, alcune prime elaborazioni (su dati provenienti da fonti statistiche ufficiali) riguardanti la mortalità verificatasi nelle Rsa presenti nel territorio di Ats Città metropolitana di Milano: una rete costituita da 162 strutture che ospitano contemporaneamente oltre 16mila persone. Gli autori fanno notare come Covid-19 abbia colpito duramente le popolazioni più fragili. E in particolare quindi realtà come le residenze sanitarie assistenziali e le strutture ospedaliere post acute.

Per avere un'idea dell'impatto della pandemia, l'analisi dell'Ats fotografa l'eccesso di mortalità registrato nel corso dei mesi dell'emergenza Covid nelle Rsa. E' uno studio realizzato a partire dalle registrazioni anagrafiche ufficiali e "rappresenta per le sue dimensioni e per l'affidabilità delle fonti un elemento di riferimento ancora assente nel contesto nazionale", evidenziano gli esperti. La revisione di letteratura, proseguono gli autori, mostra la presenza di una proporzionalità diretta tra l'impatto dell'epidemia nella popolazione generale e quello nelle Rsa. Nei territori più colpiti, anche queste strutture hanno pagato un prezzo più alto.

Per quanto riguarda il territorio dell'Ats di Milano, nel primo quadrimestre 2020 nella popolazione over 70 si sono osservati circa 5.500 decessi in più di quanto atteso in base alla media dei decessi degli anni precedenti. Di questi, il 46% si sono verificati nelle Rsa. All'interno di queste strutture la mortalità totale nel periodo preso in considerazione è stata pari al 22%, circa 2,5 volte più elevata di quella degli anni precedenti (pari a circa il 9%).

"L'eccesso di mortalità risulta in generale concentrato nei mesi di marzo e aprile, e per le Rsa in particolare ad aprile", segnala Antonio Russo, responsabile dell'Osservatorio epidemiologico dell'Ats Milano. "Eravamo in una fase di lockdown, le Rsa erano senza ingressi e senza uscite. Spiegare cosa è successo sarà oggetto di riflessione". Anche in termini temporali l'eccesso di mortalità segue l'andamento dell'epidemia. "Nel conteggio settimanale, si osserva l'anticipo di circa un mese registrato nel picco di mortalità nel Lodigiano, tra l'11 e il 17 marzo. Milano lo raggiunge nella prima settimana di aprile".

Lo studio fotografa la mortalità delle Rsa in maniera completa, inclusi i decessi registrati negli ospedali, utilizzando diversi metodi. L'eccesso di mortalità in queste strutture è stimabile in 2.600 decessi ed è stato di circa 2 volte nei primi 3 mesi, mentre in aprile è stato molto maggiore. Tutti questi dati rappresentano "un punto di partenza", spiega il direttore generale dell'Ats, Walter Bergamaschi, "per capire cosa ha funzionato e cosa si poteva fare meglio, capire quali sono i modelli che possono permettere di affrontare al meglio una seconda eventuale ondata" di contagi.

Covid-19 è stato, conclude Demicheli, "un evento planetario che ha fatto strage fra gli anziani fragili. Occorrerà indagare sui fattori che possono essere corretti. Dovremo affrontare il nodo di come garantire sicurezza, senza togliere socialità. Il paradigma di queste strutture andrà senz'altro ripensato. Abbiamo visto che questa epidemia ha bisogno di raggiungere una massa critica di tanti soggetti contagiosi vicini, come è successo per esempio a Codogno. E' l'ipotesi che facciamo anche per capire perché non riparte al momento", perché il distanziamento e le misure messe in campo hanno permesso di evitare questa concentrazione. "Se vale questo modello, anche in Rsa si sono trovati vicini tanti soggetti molto fragili e questo ha determinato l'effetto che abbiamo visto".