Roma, 3 lug. (Adnkronos Salute) - Oggi gli ultra 80enni in Italia sono oltre 4,3 milioni e costituiscono il 7,2% della popolazione italiana. La sopravvivenza di queste generazioni è un successo per il welfare del nostro Paese, che da tempo si colloca tra i paesi più longevi al mondo. Le donne che quest'anno hanno 80 anni possono aspettarsi di viverne almeno altri 10 e i loro coetanei maschi poco meno di 9. E' quanto certifica l'Istat, nel Rapporto annuale 2020, sottolineando come "gli indicatori sulla dimensione qualitativa della sopravvivenza" mostrano negli anni un aumento della vita media in buona salute.

Negli ultimi 10 anni, gli anziani a 65 anni hanno guadagnato più di un anno di speranza di vita in buona salute (da 5,6 nel 2009 a 7,3 nel 2019). Così, le donne a 65 anni possono aspettarsi di vivere in buona salute almeno il 30% degli anni che restano loro, gli uomini più del 40%. Per le persone ottantenni, questa prospettiva si riduce solo di poco, scendendo al 23,6% dei 10 anni che restano ancora da vivere per le donne e al 33% dei 9 anni per gli uomini.

Ma "analizzando la salute percepita - che consente di cogliere il più ampio concetto di salute (secondo la definizione dell’Oms la salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale…) - nelle diverse generazioni di anziani - osserva il Rapporto 2020 - si può apprezzare meglio come le persone che giudicano cattivo il proprio stato di salute siano andate diminuendo a favore di quelle che si ritengono in buona salute. Mentre nel 2000 riteneva di stare male o molto male il 36% circa degli ultra 80enni e nel 2009 uno su tre, oggi la quota degli ultra 80enni scontenti per il proprio stato di salute è scesa a uno su quattro".

Permangono le differenze di genere, che vedono penalizzate le donne. La quota delle ultraottantenni che nel 2019 si dichiara in buona salute è più bassa rispetto a quella degli uomini: è pari al 21% a fronte del 28% tra gli uomini; per coloro che si ritengono in cattiva salute si registrano quote quasi invertite, il 26% tra le donne e il 21% tra gli uomini. Questo è spiegabile in base alla più alta mortalità prematura degli uomini, tra i quali sopravvivono coloro che hanno uno stato di salute migliore.

La comorbilità - sottolinea l'Istat - è una delle principali dimensioni di salute della popolazione ultraottantenne. In 20 anni, il numero di multi-cronici, ovvero delle persone affette da almeno tre patologie croniche, è raddoppiato, raggiungendo oltre 1,8 milioni. Nel 2019 gli over 80 affetti da comorbilità sono circa il 47%: una quota analoga a quella del 2000, nonostante nello stesso arco temporale la sopravvivenza degli uomini sia aumentata di oltre 4 anni e quella delle donne di circa 3 anni.

La multi-cronicità è la causa di una più elevata fragilità e tale circostanza si riscontra anche nelle cause di decesso. Nel 2018 il numero medio di patologie registrato sulla scheda di decesso degli ultra 80enni è pari a 3,3 (3,5 negli uomini; 3,2 nelle donne). Il 41% delle schede dei decessi in questa fascia di età riporta almeno 4 patologie, il 22% ne riporta 3.