Su Raiuno è Livia Lucani ne "Il commissario Ricciardi", ma i personaggi interpretati finora sono moltissimi. Stiamo parlando di un'attrice di una bravura straordinaria, Serena Iansiti, che incontriamo per conoscerla meglio.

Cinque parole per descriversi?
«Una battagliera che ama le sfide».

Com'è nata la sua passione artistica?
«Ho sempre trovato molto affascinante immedesimarmi nelle vite degli altri. Avere la possibilità di vivere storie nuove, distanti da me, a volte pazzesche, con la consapevolezza di affrontarle come un gioco, fatto seriamente e con molte responsabilità, ma pur sempre un gioco. Come fanno i bambini. Forse è un modo per rimanere sempre un po' fanciulla. Chissà».

Chi è Livia Lucani, il suo personaggio ne "Il Commissario Ricciardi"?
«Livia Lucani è un'ex cantante lirica. Una vera diva dell'epoca. Vedova, ma già da anni disillusa e disamorata del marito e con un lutto profondo alle spalle, la perdita del suo unico figlio. Nonostante ciò Livia è una donna estremamente vitale, anticonformista e molto moderna per vivere negli anni ‘30. È coraggiosa e vive i suoi sentimenti senza freni. È anche piena di contraddizioni. La trovo affine alle star dell'età dell'oro di Hollywood: sfolgoranti e magnetiche, apparentemente piene di luce, ma che nascondevano molte ombre. Rappresentavano il sogno irraggiungibile, ma la loro vita spesso era carica di incubi e tormenti».

Un aneddoto accaduto sul set?
«Gli spettatori non sanno che la maggior parte delle scene che abbiano girato in abiti invernali, con pellicce, cappotti di lana, strati su strati di abiti pesanti, sono state fatte tra luglio e agosto, sia del 2019 che del 2020... la temperatura era sempre intorno ai 40 gradi, di notte una volta non scendeva sotto ai 38 gradi! Avevamo ventilatori di ogni tipo e dimensione nascosti in ogni dove. Condividendo questo disagio e sdrammatizzando questa ‘sofferenza' alleggerivamo il clima, in tutti i sensi, sul set!».

Qual è stata la sua formazione?
«La mia passione cinefila e teatrale mi ha portata a frequentare, al liceo Ettore Majorana di Latina, dei corsi pomeridiani di recitazione. Poi alla Domus, sempre a Latina, e dopo ancora ho frequentato un'altra scuola di teatro a Roma. Successivamente sono stata ammessa al Centro Sperimentale di Cinematografia. Compatibilmente ai miei impegni, continuo sempre a sperimentarmi, seguendo insegnanti e frequentando seminari per mantenere allenata la mia creatività e variare la mia capacità interpretativa».

È cresciuta a Latina, cosa le è rimasto nel cuore di questa città e di questa provincia?
«Ho dei ricordi molto belli della mia adolescenza. Con le mie amiche e i miei amici andavano spesso nei locali dove si organizzavano serate di musica rock, con band dal vivo e feste a tema. Locali che non ci sono più, come il mitico Sunflower e l'Underground. C'era un sacco di voglia di fare, di condividere e stare insieme. E poi ci si muoveva spesso, con chi guidava e aveva la macchina, anche per i paesi limitrofi. La domenica ci piaceva andare alla ricerca di posti dove si tenevano sagre tipiche, e in primavera il maggio sermonetano era un appuntamento imperdibile!».

Un ricordo degli inizi?
«Il cuore che mi batteva all'impazzata prima di entrare in scena, sia sul palco che sul set. La paura di un infarto imminente. Ancora adesso, in effetti, è così: la tachicardia arriva sempre ogni volta che mi accingo a vivere nuove avventure artistiche!».

Prossimi impegni professionali?
«In primavera, tra marzo e aprile, sarò una ‘new entry' della sesta stagione di ‘Un passo dal cielo', su Rai1. Interpreto un ruolo brillante e insolito, tra le stupende Dolomiti ampezzane».

C'è un sogno che vorreste realizzare?
«Potere avere la possibilità di scegliere sempre più ruoli interessanti e coinvolgenti. E stare sul palco fino a quando sarò vecchietta... ma sempre sul pezzo!».