"Vissi d'arte, vissi d'amore, non feci mai male ad anima viva! Con man furtiva quante miserie conobbi, aiutai". Un bilancio angustiato che, insorto dalle labbra livide di Tosca, Maria Callas non seppe mai accogliere di buon grado. Eppure visse d'arte, eppure visse d'amore, e "aiutò"con altrettanto spirito di dedizione, più di quanto (ormai scomparsa) riesca a fare oggi nei riguardi di chi, da ultimo Valentina Lodovini, è chiamata alla sfida di indossarne la vita.

La bella attrice toscana, quarant'anni portati benissimo, ha fatto il suo arrivo al Medical Pontino intorno alle 17.30, sabato scorso, al termine di un'intensa giornata di "ciak" battuti tra le vestigia romane di Cori. Con la troupe, guidata da Ferrari, ha dapprima visitato i luoghi scelti per le ultime riprese di questa puntata di "Io e Lei" dedicata alla Divina: un salto negli uffici, qualche parola scambiata con il direttore,Gianni Chiavetta, e il patron del poliambulatorio, l'ingegnere Elio Chiavetta, che hanno manifestato grande disponibilità e lodevole discrezione nel seguire da vicino, e per quanto possibile agevolare, il regolare svolgimento delle registrazioni, mettendo a disposizione del progetto le risorse e i locali della struttura.

Alle 18.15 circa - una dozzina di comparse in sala d'attesa -, il set allestito all'ingresso del Medical Pontino ha preso a marciare direttamente con un "buona la prima", filando liscio fino all'accettazione per la seconda scena e poi giù, nell'interrato, dove la Lodovini e la dottoressa Leggeri si sono cimentate in un'opera di scandagliamento della psicologia magmatica e delle insane abitudini alimentari - leggende metropolitane a parte - della regina della Scala; una conversazione riservata ai soli addetti ai lavori. Date le circostanze, abbiamo colto l'occasione per rivolgere al maestro Blasco Giurato ancora un paio di domande.

Che cosa determina nel suo stile, di volta in volta, la linea di luce per rendere al meglio un soggetto?
Sono scelte sempre determinate dal testo e poi ci si adatta ai luoghi. A Cori le location sono diventate protagoniste.

Parlando della Callas, la mente torna al tempo in cui la luce veniva gestita in altro modo, bianco e nero. Come ha pensato di onorare il personaggio con l'uso del colore?
Credo che il colore a volte possa manifestare il più bel bianco e nero. Anche la luce è un parametro di identità. Le atmosfere ambientali sono, e saranno per questo lavoro, determinanti.

"Un film è come fare un viaggio. Ma del viaggio mi interessa la partenza non l'arrivo". Gaia Capurso e Massimo Ferrari scelgono questa frase di Federico Fellini per racchiudere il senso del progetto che la MaGa, da loro fondata, sta producendo per Sky Arte.
Un'idea affascinante la serie "Io e Lei". Sei grandi donne del secolo scorso vengono raccontate in sei puntate, ogni volta da un'attrice diversa, anch'essa protagonista perché ripresa nel suo percorso attoriale teso a capire la psicologia del personaggio che deve interpretare.

Da Frida Khalo e Janis Joplin, da Alda Merini e Marlene Dietrich, iniziando da Tamara de Lempicka che ha già portato il regista Ferrari al Teatro D'Annunzio e al Museo Cambellotti di Latina (con Gabriella Pession sulle orme della pittrice polacca astro dell'Art Déco), sono tutte donne meravigliose. Come Maria Callas, che in questi giorni "ruba" la scena alle altre. L'affascinante Valentina Lodovini è al timone del viaggio di conoscenza che ci condurrà nell'universo intimo dell'indimenticabile soprano e nell'animo di un'attrice impegnata nella sua mission.

La troupe è al lavoro. I riflettori hanno illuminato prima la città di Cori - il Tempio d'Ercole, Castore e Polluce, Sant'Oliva -, e sabato uno spazio inedito ma pienamente in linea con i passi di un'interprete che indaga gli sbalzi emotivi ed esistenziali di un'artista che ha incantato il mondo. Il regista Massimo Ferrari, Valentina Lodovini, Gaia Capurso, il direttore della fotografia Blasco Giurato con il suo collaboratore storico Fabio Lanciotti, e l'operatore di ripresa Enrico De Divitiis, hanno fatto il proprio ingresso negli spazi del Medical Pontino, Azienda leader nella provincia di Latina per quanto riguarda la medicina e la diagnostica ambulatoriale.

Generosa l'ospitalità della famiglia Chiavetta: l'ingegnere Elio, amministratore di questa realtà in forte espansione ed altamente qualificata, e il figlio Gianni che guida con ammirevole competenza la società amministrativa. Il clima era disteso e Ferrari ci ha concesso una breve intervista.

"Io e Lei", una serie che punta su sei donne che hanno segnato il loro tempo e lo hanno intensamente vissuto...
Sei donne e sei artiste grandi icone del Novecento, espressione di stili, periodi storici e sociali diversi. L'obiettivo è che, puntata dopo puntata, si possa tracciare un excursus della straordinaria ricchezza artistica e umana rappresentata dalle donne del secolo scorso.

In questi giorni è toccato alla Callas. Come arriva nella nostra provincia?
Abbiamo deciso di scegliere Cori con i suoi straordinari siti per l'evidente accostamento alla storia e alla natura dell'artista greca. Ci è sembrato potessero rappresentare i suoi luoghi dell'anima. Dobbiamo ringraziare anzi il Comune lepino per la disponibilità dimostrata, e ringraziare il Medical Pontino per la calorosa accoglienza. Abbiamo una troupe di cui siamo orgogliosi, professionisti dal valore internazionale, a partire dal Direttore della Fotografia premio Oscar Blasco Giurato. È bello fare scoprire il nostro territorio anche a loro e a Valentina che sta affrontando questa avventura con spirito collaborativo e voglia di sperimentare.

È impegnativo mettere in primo piano il rapporto tra un'attrice e un mito, approfondire il percorso della prima per confrontarsi con l'altro?
Sì, è molto impegnativo. L'Io dell'attrice si confonde con il Lei dell'artista. Si tratta sempre di ‘partire'senza sapere mai bene dove si arriverà. È affascinante. Ci costringe a non accontentarci. 

Quella del docufilm è una scelta definitiva per la MaGa?
Le scelte dipendono da tante cose: innanzitutto dall'urgenza di raccontare qualcosa e dal desiderio di farlo in modo libero, personale.
Il docufilm è una forma che permette di auto prodursi senza rinunciare a scelte di qualità, di scegliere collaboratori anche importanti su progetti ambiziosi. Per il futuro speriamo di crescere e di continuare un percorso che ci sta dando soddisfazione.

Una domanda fuori contesto. I recenti fatti di Riace. Lei che ha raccontato quella realtà in "Dove vanno le nuvole", sottolineando la politica di accoglienza del sindaco Lucano, che cosa pensa in merito a ciò che è accaduto?
Il documentario è una testimonianza che resta. Ora tutti discutono di Riace, spesso a sproposito, senza conoscere ciò di cui si parla.
"Dove Vanno Le Nuvole" a mio parere è attuale più che mai. 

di: Francesca Del Grande