Lo abbiamo sentito recentemente nel bellissimo album autobiografico di Riccardo Ascani, quel "Lone Wolf" che il poliedrico compositore ha concluso durante il primo lockdown, consegnandoci un disco intimo e intenso, che si snoda come fosse un viaggio nella vita e attraverso se stessi.

Vittorio Montella, musicista e compositore nato a Formia, vissuto a Gaeta e da anni ormai stabile a Roma, è la fisarmonica di ben tre pezzi di "Lone Wolf": Locanda Almayer, brano ispirato da Oceano Mare di Baricco; "Rumbamar", con i suoi ritmi che delineano scenari scaldati dal sole e accarezzati dallo Scirocco, e Ahora y Sempre, pezzo conclusivo dedicato da Ascani alla madre e a Paco de Lucia.

Abbiamo riconosciuto il suo stile e la sua passione. Da sempre innamorato della musica, Vittorio Montella sta lavorando in questi giorni ad altri due progetti. Si è rimesso in pista con tenacia e ottimismo, dopo avere passato un periodo molto difficile, colpito anche lui dal covid e ricoverato per quasi un mese all'Umberto I, con l'ossigeno e tutti quei pensieri che in quei giorni gli invadevano la mente. L'uscita dell'album di Ascani ci ha condotti a lui, che raggiungiamo nella sua casa.

Allora Montella, innanzitutto ben tornato!
È il saluto più bello dopo 24 giorni vissuti in bilico tra la vita e la morte, un'esperienza difficile, impossibilitato a parlare e con quelle domande che continuavo a pormi: avrei rivisto mio figlio e mia moglie? Ho pregato molto, visto gente morire e gente lottare. Un'esperienza che mi ha cambiato, fortificando alcune priorità e ristabilendone altre. Ora vorrei solo dimenticare. Mi ritengo un uomo fortunato.

Tornato a casa, sei già di nuovo al lavoro...
La musica fa parte di me, l'ho sempre amata sin da piccolo grazie anche a mio padre, clarinettista nella Banda della Marina. Fu lui ad invitarmi a provare la fisasarmonica, avrò avuto 10 anni. Decisi allora di prendere alcune lezioni dal Maestro Roberto Scipione, papà del famoso Umberto, Maestro gaetano che ha scritto le più belle colonne sonore dei film di Siani. Tra le mie prime soddisfazioni, ricordo la coppa come migliore fisarmonicista nell'accompagnare Lo Sciuscio a Gaeta. Poi ci fu una pausa, sono partito per la Marina, sono entrato in Finanza, e per vent'anni circa da autodidatta ho cominciato a suonare la chitarra: blues, rock erano i miei generi, anche in questo caso una passione tale da creare con un caro amico il gruppo The gray mice, sì proprio i topi grigi. L'affetto per la fisarmonica però mi accompagnava sempre. L'ho ripresa più tardi, ho deciso di perfezionarmi con alcuni insegnanti, ho partecipato a jam session in diversi locali della capitale, e mi sono unito ad altri gruppi. Suono la fisarmonica non nel senso più popolare, adoro muovermi nell'ambito della bossa nova, dell'improvvisazione jazz. Mi piace inventare e adoro trasmettere sentimenti.

Da allora sei stato protagonista in diverse occasioni, e tra queste c'è la recente collaborazione con Ascani.
Sì, conoscevo già Riccardo e quando mi ha contattato sono stato felicissimo di partecipare a questo suo disco che ritengo davvero molto bello. Prima ancora, avevo partecipato al Vertical Movie Festival ideato da Salvatore Marino, ho scritto io le musiche per due cortometraggi - ‘Un posto nel cuore' e ‘Rispettiamo l'acqua' -, e per gli stessi mi sono occupato del videomontaggio.

Fino ad approdare sul palco con Marino?
Ho lavorato con lui anche in passato, ed emergenza sanitaria permettendo saremo in teatro di nuovo a febbraio, al Tor Bella Monica e al Teatro Sette con lo spettacolo "Non sono abbronzato, qui lo dico e qui lo negro". Vorrei ricordare anche la collaborazione con il pianista Andrea Pagani e con Lina Senesi, bravissima cantante di Gaeta.

Che cosa c'è adesso nel prossimo futuro?
Un bel progetto di Vincenzo Giordano, autore del libro ‘U Carusu, in cui racconta un anno della sua vita, quando da ragazzino viveva nel cuore della Sicilia, nella sua amata San Cataldo. Sto creando un album per questo romanzo, e come sempre ci metterò il cuore.

Un'ultima domanda Vittorio. Perché la fisarmonica?
Perché è uno strumento molto particolare, lo senti dentro, sulla pancia: il suono vibra sullo stomaco, entra nelle tue vene. È un'emozione suonarla, che a me fa stare bene. Anche in ospedale, ti confesso, ho pensato alla musica e alla fisarmonica. Non le lascerò mai.