Giornata speciale quella di oggi nel centro di Latina, dove dalle 10 alle 20 in Largo Palos de la Frontera, tra l'Intendenza di Finanza e Via Carducci (nei pressi dell'ex mercato annonario), il Centro Teatrale di Latina Lab APS presenta un'iniziativa inedita, "Resilienz-ART", con la direzione artistica di Marco Lungo e il contributo del Comune di Latina, nell'ambito della rassegna "La cultura e l'arte al tempo del covid". Si tratta di un'installazione multimediale innovativa e unica nel suo genere, che racchiude in sé street art, arti visive, scultura e utilizzo della rete e dei social media. Lungo ha voluto raccontare in questo modo la difficile situazione che da un anno stiamo vivendo, in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno fermato tutte le arti sceniche, e l'effetto che questa ha avuto sulle persone. Per il direttore artistico, che è anche regista dell'interessante lavoro, l'attore dovrebbe rappresentare l'essere umano, che però oggi a causa del distanziamento sembra aver perso la propria identità, il desiderio di condividere, conoscere, confrontarsi.
"L'essere umano smette di essere e relazionarsi - sottolinea Lungo -, se non grazie ai social media; così ci si racconta solo tramite uno schermo e si intrecciano relazioni solo tramite piattaforme come Facebook, YouTube, Instagram e così via. Così anche l'attore teatrale oggi ‘smette di esistere' e viene costretto a condividere la sua arte". Gli attori del Centro Teatrale Latina quindi si sono fatti da parte: sui loro corpi sono state realizzate delle sculture fatte di materiale trasparente, fragile, evanescente, che prenderanno il loro posto e si esibiranno per il pubblico. Ogni scultura è dotata di un QR-Code e collegata a YouTube: grazie a questo lo spettatore potrà vedere l'attore interpretare il suo ruolo, ascoltare i pensieri, i segreti e i desideri del personaggio che interpreta. La visione dell'installazione è libera: ogni spettatore potrà vedere i videoclip con il proprio smartphone o tablet; per una migliore fruizione si consiglia l'uso delle cuffie. La storia è liberamente tratta da "Ambarabà" di Giuseppe Culicchia.