"Voglio vederti danzare come le zingare del deserto o come le balinesi nei giorni di festa", cantava Battiato. Danzare, per liberarsi dalle paure ed entrare in un'altra dimensione.
La storia che ci racconta il compositore italo-turco Francesco Taskayali, esprime con potenza quanto la musica possa unire e riportarci all'idea sacra dell'uguaglianza tra gli uomini.
È una storia di migranti nel tempo della pandemia, che ha per protagonista il pianista residente a Latina. Parla di navi in quarantena, al largo delle coste palermitane, dove il dolore, la malattia e l'incertezza del domani mostrano la vita nella sua versione più dura.
Interrompiamo la passeggiata di Taskayali sul lungotevere a Roma. È gentile come sempre, e si rende disponibile a ripercorrere con noi un'esperienza che lo ha cambiato nel profondo.
Il suo gesto di suonare per i migranti è finito sull'Atlantic narrato dal Premio Pulitzer Ian Urbina e nella trasmissione di Gramellini, e ha ispirato anche un bellissimo documentario.
Come è iniziato tutto?
«Lo scorso anno, ai tempi del lockdown. Non riuscivo a resistere chiuso in casa e mi sono messo a disposizione della Croce Rossa di Latina come volontario. Ho prestato il mio aiuto qui, ma sentivo di volere fare di più. Durante l'estate ho appreso da un annuncio sul giornale che volevano volontari Cri a bordo delle ‘navi quarantena'. La mia domanda ha ottenuto una risposta positiva».
Ed è salito a bordo. Poi che cosa è accaduto?
«A Palermo mi sono imbarcato e ho iniziato a trascorrere i miei giorni tra migranti, mare, silenzi e turni davvero massacranti: c'era bisogno di tutto. Tamponi da effettuare, cibo e indumenti da portare, c'erano persone che non avevano nemmeno un paio di scarpe. Poi passeggiando lungo la nave, è accaduto qualcosa che mai avrei immaginato. Ho scoperto un pianoforte. Non ci credevo! Ho iniziato allora a suonare, e qualcuno mi ha sentito e ha avvisato un medico di bordo che mi ha incoraggiato a farlo, nei pochissimi attimi di pausa, non solo per me ma anche per gli altri volontari e per l'equipaggio molto affaticato. Certo, ho risposto, ma voglio suonare per i migranti. Non era possibile, il pianoforte non era trasportabile sul ponte e la situazione era comunque complessa».