Definisce il suo brano come una canzone che parla «della necessità di movimento dell'essere umano, in tutti i sensi», e riesce con leggerezza e ironia a toccare diversi temi a lui cari, dalle migrazioni ai rapporti umani. Soprattutto descrive un mondo post-pandemico che ci vede passare le nostre serate sul divano, e si pone dubbi esistenziali che hanno attraversato la mente di ciascuno di noi, negli ultimi due anni: che senso ha la vita senza la gioia della musica e della danza? È il rapper Dargen D'Amico in gara con "Dove si balla", brano che sta scalando le classifiche e sempre più amato dal pubblico.

Parli del post pandemia ma, secondo te, come molti hanno affermato sin dal principio dell'emergenza, ne usciremo migliori?
«Se ne usciremo migliori o peggiori dipende molto da noi. Personalmente ritengo che non valga la pena di interrogarsi su questa cosa, invece dobbiamo essere noi a decidere quando uscirne. Assumerci anche la responsabilità di ciò che non viene detto, ma soprattutto delle generazioni che sono a cavallo tra l'adolescenza e l'età adulta che sono, di fatto, abbandonate. Mi sembra abbastanza chiaro che se non abbiamo noi la coscienza di ciò che stiamo vivendo, non penso verrà nessuno a farlo».

Contento della riapertura delle discoteche e dei locali?
«Sono contento della riapertura delle discoteche, ma lo sono ancora di più se c'è un progetto serio su questa riapertura. Riaprire per poi richiudere rischia solo di portare i piccoli locali a rimanere chiusi definitivamente. Ciò che mi auguro è che ci sia una riapertura seria e sia possibile ricominciare a fare intrattenimento in Italia. In questo momento il ritardo potrebbe non essere più perdonabile».

Ai tanti che ti seguono, dopo questi anni di chiusure  che cosa vorresti dire?
«Il mio invito è quello a liberarsi di ogni limitazione, ma proprio tutte, da quelle mentali a quelle sessuali».

Ci racconti come nasce questa canzone?
«Questo brano nasce tra ottobre e novembre e poi è stato inviato a Sanremo. Devo dire che è stato inviato anche molto tardi, forse nelle ultime settimane disponibili. È nato in conseguenza del ritorno dell'emergenza sanitaria, ho deciso di trovare una valvola di sfogo a quello che avevo vissuto nel corso degli ultimi mesi. Prima di Sanremo non calcavo un palcoscenico da due anni e mezzo. L'intenzione era proprio quella di tornare a fare qualcosa che non pensavo sarei tornato a fare».

A proposito di Sanremo, l'emozione della prima volta?
«Ma in realtà non c'è molto tempo per accorgersi di quello che succede. La prima cosa di cui ti preoccupi sono le scale e, quindi, del non cadere, poi c'è l'esecuzione del brano. È tutto molto veloce».

C'è un progetto discografico dopo questa partecipazione?
«C'è un progetto discografico e uscirà il prossimo 4 marzo. Quando ho scoperto di andare a Sanremo ho visto questa grande occasione e quindi mi sono imposto di scrivere».